Da quattro giorni non si avevano notizie di Alessia Piperno: la 30enne, di Roma, era in viaggio in Iran. Sarebbe stata arrestata dalla polizia. Il Paese da settimane è a ferro e fuoco per le proteste scaturite dalla morte della 22enne Masha Amini, arrestata per aver indossato male il velo e decedute mentre era sotto custodia delle forze dell’ordine. Le proteste sono partite dal Kurdistan iraniano, Regione d’origine della 22enne, e si sono allargate in tutto il Paese. Piperno si trovava in Iran da due mesi e mezzo, sul suo profilo Instagram aveva scritto diversi post sulle manifestazioni in corso in cui sono morte decine di persone. “Mi hanno arrestato a Teheran. Vi prego, aiutatemi!”, il suo appello disperato nella telefonata di domenica riportata da Il Messaggero.

Piperno si presenta su Linkedin come Travel Planner e Personal Concierge. È cresciuta nel quartiere romano di Colli Albani. Quando aveva 24 anni ha deciso di partire, di dedicarsi a viaggiare. I genitori Alberto e Miriamsono titolari di una storica libreria, Di Libro in Libro, specializzata in vendita di testi scolastici. La 30enne si è diplomata al liceo scientifico e dopo un anno di studi negli Stati Uniti ha cominciato a viaggiare. Fornisce a distanza supporto e assistenza per organizzare i viaggi e sempre a distanza lavora da segretaria. Da sette anni, da quando aveva cominciato a viaggiare per il mondo, raccontava le sue esperienze sui social.

Prima di essere arrestata aveva in programma di tornare in Pakistan. L’ultimo post sulla sua pagina Instagram travel.adventure.freedom risale a cinque giorni fa. “Tra pochi giorni inizierà il mio settimo anno in viaggio. Eppure quando mi guardo indietro, mi sembra ieri quando caricai il mio primo zaino sulle spalle, per raggiungere la terra dei miei sogni, l’Australia. Al tempo avevo appena compiuto 24 anni, mentre oggi ne compio 30. Mi ero ripromessa che a 30 anni mi sarei fermata, ed ora eccomi arrivata a questo giorno e mi chiedo ‘sono pronta a fermarmi?’. No, affatto. Questi anni sono stati i più belli della mia vita, i più vissuti, dove ho imparato e disimparato così tanto, dove ho incontrato popoli e amici meravigliosi, e dove ho scoperto le vera bellezza del nostro pianeta. Il mondo e la sua gente mi ha regalato più di quanto potessi desiderare, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Mi sento carica di un energia che non riesco più a contenere solo per me stessa, ma sento il bisogno di doverla condividere con qualcun altro.

Per questo ho deciso di tornare in Pakistan. Purtroppo un mese fa, una forte alluvione ha colpito il paese del mio cuore, e in più di 365.000 persone hanno perso la loro casa. Non sono un muratore, non ho idea di come ricostruire una casa, ma anche i miei sogni un tempo mi sembravano impossibili. Quando il mondo ti da tanto, arriva il momento di dare tu qualcosa al mondo. ‘Esprimi un desiderio’. Mi ha urlato Haniieeh mentre soffiavo le candeline. Questa volta non ci ho dovuto pensare, ho un sogno pronto nella testa e nel cuore. Ricostruire un villaggio in Pakistan. E sapete qual’e la cosa più assurda? Che so già che … ci riuscirò”.

 

Il padre aveva avvertito di aver perso le tracce della figlia tramite i social, in un post poi rimosso e riportato dall’Ansa in cui scriveva che la 30enne sarebbe stata arrestata dalla polizia a Teheran “mentre si accingeva a festeggiare il suo compleanno assieme a degli amici” e che la giovane “gira il mondo per conoscere usi e costumi dei popoli: si è sempre adeguata e rispettato le tradizioni e, in certi casi, gli obblighi, di ogni paese che ha visitato. […] Erano 4 giorni che non avevamo sue notizie, dal giorno del suo 30 compleanno, il 28 settembre. Anche il suo ultimo accesso al cellulare riporta quella data. Stamattina arriva una chiamata. Era lei che piangendo ci avvisava che era in prigione. A Teheran. In Iran. Era stata arrestata dalla polizia insieme a dei suoi amici mentre si accingeva a festeggiare il suo compleanno. Sono state solo poche parole ma disperate. Chiedeva aiuto. Ci siamo subito mossi con la Farnesina, abbiamo chiamato l’ Ambasciata italiana a Teheran. Ma ancora non sappiamo niente, neanche il motivo della reclusione. Ci dicono che si stanno muovendo … E noi genitori, e il fratello David, non riusciamo a stare con le mani in mano […] Voglio che si sappia e che questa notizia raggiunga più persone possibili, magari arrivare a quella giusta che può aiutarci. Grazie”.

Il caso è seguito dal ministero degli Esteri e dall’Ambasciata italiana a Teheran. “Sto bene, ma qui ci sono persone che dicono di essere dentro da mesi e senza un motivo, temo di non uscire più, aiutatemi”, ha riferito la 30enne. Non è chiaro in quale carcere la ragazza sia trattenuta. “La situazione purtroppo non va bene. Dopo la telefonata dal carcere di ieri da parte di Alessia non abbiamo più avuto altre notizie, non l’abbiamo più sentita”, ha aggiunto il padre all’Ansa. Amnesty International aveva denunciato tre giorni fa l’arresto di nove stranieri considerati “complici” dei manifestanti e aveva rivelato che tra questi c’era una persona di cittadinanza italiana. Piperno aveva espresso solidarietà verso chi protesta in Iran: le manifestazioni si sono allargate alle università in questi ultimi giorni e in particolare all’università Sharif di Teheran.

In un post intitolato “BELLA CIAO” pubblicato su Instagram la 30enne aveva scritto: “Per noi viaggiatori, turisti, vacanzieri in terre straniere, è facile giudicare, dire la nostra, restare finché è tutto bello, per poi salire su aereo e andarcene. Eppure per quanto questa possa essere la decisione più saggia da prendere, io non ci riesco. Non riesco ad andarmene da qui, ora più che mai. E non lo faccio per sfidare la sorte, ma perché anche io ora, sono parte di tutto questo. Questa terra mi ha accolta a braccia aperte, è vero, non è stato sempre facile, ma dopo due mesi e mezzo, mi è entrata dritta, dentro e profonda nel cuore. Noi europei non sappiamo nulla di questa gente, le notizie che ci arrivano sono ritoccate, e siamo stati abituati troppo bene a marciare come burattini, credendo a tutto ciò che ci viene raccontato. Qui invece, la gente è stufa di essere un burattino, ecco perché migliaia di persone stanno scendendo nelle piazze a protestare. Stanno manifestando per la loro libertà. Donne, uomini, adolescenti e anziani. E ognuno di loro, ogni singola persona, rischia la propria vita quando va per le strade. ‘Ma non hai paura?’. Ho chiesto ad Hamid pochi giorni fa, prima che uscisse a protestare. ‘Certo che ho paura, ma se continuiamo a vivere nella paura e nel silenzio, non vedremo mai la libertà’. In tanti hanno già perso la vita, in tanti non vedranno mai quella libertà per cui hanno rischiato e lottato, ma se un giorno questo sarà un paese libero, è merito di queste persone, di queste ragazze che scendono in piazza e danno fuoco ai loro hijab, e a quei uomini che stanno combattendo per le loro donne. Ed è per questo che quando scende la notte e l’eco degli spari si emana nella città, Mesan accende la musica ad alto volume, e fa partire quella canzone. ‘Questo è il fiore, del partigiano, morto per la libertà’”.

 

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.