Le mosse di Matteo Salvini agitano il centrodestra. Il leader del Carroccio che si sfrega le mani per un possibile ritorno alle urne, gioca la carta di altri nomi per la corsa al Quirinale. In una conferenza stampa tenuta a Montecitorio, il leghista ha messo sul piatto anche il nome di Marcello Pera che, insieme agli altri due (l’ex magistrato Carlo Nordio e l’attuale assessore regionale lombardo Letizia Moratti), non “ha una tessera di partito ma ha ricoperto ruoli importanti”, ha detto Salvini.

Toscano, classe 1943, vanta un’esperienza istituzionale. Sempre appoggiato dall’area del centrodestra, Pera, è stato presidente del Senato dal 2001 al 2006, dopo un passato da accademico come professore di Filosofia della scienza all’università di Pisa. Pera, infatti, è anche filosofo, accademico, scrittore. Si è laureato in filosofia all’Università di Pisa nel 1972, con 110. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni lo ha presentato come il candidato che “ha il curriculum”.

Il suo percorso politico è stato però accidentato. Prima è entrato nel Psi e poi, nel 1994, è passato a Forza Italia, di cui diventa coordinatore nazionale della Convenzione per la riforma liberale. È stato eletto senatore, carica che ha ricoperto fino al 2013. Nel 1998 è diventato vicepresidente del Gruppo di Forza Italia a Palazzo Madama. Nel 2001 è stato eletto al primo scrutinio Presidente del Senato della Repubblica, seconda carica dello Stato, che manterrà fino al 2006.

Pera non ha mai avuto una buona idea dei leader di partiti che ora lo stanno promuovendo per salire al Quirinale. Prima del 1994, e quindi prima del suo ingresso in Fi, Pera definiva il Cavaliere “un cabarettista azzimato” e persino “un venditore televisivo di stoviglie”. Inoltre, non ha sempre appoggiato le posizioni della Lega: all’inizio descriveva il Carroccio come un movimento che “rischia di essere eversivo, portando alla divisione del Paese”. Lo scorso anno, poi, la virata salviniana. “Salvini? Mi sembra un leader su cui si può scommettere per costruire una nuova cultura di governo”. Parole subito condivise sui social dal leader della Lega.

Durante la stagione di Mani Pulite, Pera ha abbracciato la morale giustizialista, criticando apertamente la corruzione della politica. Posizione che lo ha portato a schierarsi senza riserve dalla parte dei magistrati di Milano. Poi il cambio radicale: abbandona le posizioni giustizialiste temperandole in senso garantista.

Anche il suo iter religioso ha conosciuto una svolta. Definitosi in passato “non credente”, si è poi avvicinato al pensiero cristiano arrivando a scrivere diversi libri e saggi.

Nel 2004, ha firmato con il cardinale Joseph Ratzinger, che poi diventerà papa Benedetto XVI, il libro “Senza radici”. Nel 2008 ha scritto il saggio “Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l’Europa, l’etica”. Il forzista non appoggia le posizioni sui migranti di Papa Francesco, che, per lui, sconfinano nel “fare politica”. Dopo aver attaccato Bergoglio per aver reso la Chiesa una sorta di Ong, non ha mancato di criticare il Papa nemmeno per la sua visione green: “Ha trasformato Greta (Thunberg) in un idolo”, ha detto.

Redazione

Autore