La denuncia
Chieti, detenuti trattati come cavie: nel 2020 in Abruzzo rinasce Lombroso
In quest’epoca di sdoganamento da parte dei rappresentanti della politica istituzionale dei peggiori sentimenti e comportamenti umani, ci tocca anche di apprendere la notizia che il Garante abruzzese delle persone private della libertà, il Prof. Gianmarco Cifaldi, abbia firmato un protocollo di collaborazione con l’università di Chieti e il direttore del locale carcere per «valutare le risposte comportamentali di detenuti sottoposti ad un determinato stimolo», sperimentazione volta a «verificare i presupposti di un comportamento deviante mediante una metodica di stimolo-risposta attraverso una strumentazione non invasiva per verificare il grado di aggressività del detenuto».
L’attrezzatura – presumibilmente messa a disposizione dall’Università – si compone di una pedana posturo-stabilometrica per rilevare le variazioni del baricentro corporeo nei tre piani dello spazio; e di un’apparecchiatura che rileva la temperatura dei muscoli superficiali del viso”. La strumentazione rileverà i mutamenti della postura del detenuto e le variazioni della temperatura dei muscoli superficiali del viso quando egli verrà sottoposto alla visione di immagini emotivamente significative o emotivamente neutre.
Il comunicato stampa, postato sul sito ufficiale della regione Abruzzo, non spiega minimamente cosa comporterà il fatto che ad un detenuto venga misurata l’intensità e il tipo della sua aggressività né, tanto meno, se egli potrà scegliere se partecipare al test o rifiutarsi. Fatto sta che un detenuto in carcere ha, comunque, ben poca autonomia considerato che è ristretto fra quattro mura 24 ore su 24 e costantemente sottoposto alla sorveglianza e all’autorità della polizia penitenziaria e di chiunque in carcere presti la propria opera.
Allarmata per questa notizia dal sapore lombrosiano, mi sono immediatamente messa in contatto sia con il Provveditore Interregionale che con il capo del Dap, ringraziati ufficialmente dal Garante per la loro disponibilità a sostegno della sperimentazione. Sia il Provveditore Carmelo Cantone, sia il capo del Dap Francesco Basentini hanno categoricamente smentito l’assenso al protocollo… di più, mi hanno detto di ignorarne l’esistenza. Se così stanno le cose, vuol dire che siamo di fronte ad un’iniziativa autonoma del Garante Cifaldi che si è messo d’accordo con il Rettore dell’Università di Chieti e con il direttore del carcere, ma allora, c’è da chiedersi come mai non arrivi alcuna smentita da parte del Ministero della giustizia.
Anche perché l’inquietante iniziativa sembra destinata ad allargarsi, se prendiamo per buone le dichiarazioni dello stesso Garante, il quale intervistato da Tvsei ha dichiarato che l’intenzione è quella di diffonderlo in tutta Italia e in Europa. E i fondi? Per il momento, si farà carico delle spese l’università ma, una volta collaudata la sperimentazione, questa verrà sovvenzionata dai fondi europei. Ha fatto benissimo il mio amico Maurizio Acerbo, promotore della legge che ha istituito in Abruzzo la figura del Garante dei detenuti, ad indignarsi ricordando a Cifaldi quali sono i compiti del garante previsti dalla legge regionale, fra i quali non c’è certamente quella di fare esperimenti sui detenuti già costretti a misurarsi quotidianamente con le illegalità del sistema penitenziario italiano. Il Segretario di Rifondazione ha ragione anche ad insospettirsi per un possibile conflitto di interessi, visto che Cifaldi è professore aggregato proprio presso l’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara.
Quanto a me (perdonatemi una nota personale) dispiace molto non essere stata eletta Garante in Abruzzo come desiderato da Marco Pannella fino agli ultimi dolorosi respiri della sua vita. Ho impresso quell’ultimo collegamento con Radio Radicale quando, rivolgendosi a me che ero lì accanto a lui con Matteo Angioli, disse che occorreva mettercela tutta per farmi eleggere, aggiungendo un gratificante «è pure cocciuta come me». Certo, cocciuta. Per questo, la vicenda che ho raccontato, se non chiarita immediatamente, mi vedrà impegnata in adeguate iniziative per scongiurarla.
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