Di certo c’è solo che l’enorme deflagrazione divampata martedì 4 agosto ha provocato centinaia di morti e migliaia di feriti. Un bilancio tristemente destinato a salire, se si considera l’enorme numero di dispersi che ancora ci sono. Da subito si sono sparse informazioni contraddittorie in merito che vanno dall’incidente all’attentato. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non ha perso l’occasione di dire la sua: parlando con i giornalisti alla Casa Bianca ha detto di aver incontrato alcuni generali secondo i quali si sarebbe trattato di un’esplosione indotta, di “un attacco, provocato da un qualche tipo di bomba”. Dichiarazioni poi smentite da fonti della Difesa degli Stati Uniti.

L’INCIDENTE – Attualmente è l’ipotesi più accreditata e ufficiale. All’inizio si pensava che fosse esploso un magazzino di fuochi d’artificio. Poi Hassan Diab, premier libanese, ha ufficialmente affermato che l’esplosione è stata provocata dalla deflagrazione di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio. La sostanza sarebbe stata contenuta sotto sequestro in un magazzino del porto. L’innesco sarebbe dovuto a delle scintille, drammatica casualità, provenienti da un’operazione di saldatura nei pressi. Il presidente del Libano, Michel Aoun, ha definito “inaccettabile” che tale quantitativo esplosivo si trovasse lì e senza essere ben custodito in sicurezza, e ha assicurato che i responsabili subiranno “la più dura delle punizioni”. Vero è che dalle immagini amatoriali che circolano si vedono fiamme altissime prima dell’esplosione.

L’ATTENTATO – Che si sia trattato di un attentato è l’ipotesi che ha fatto il giro del web. Una ipotesi che ha preso subito piede, complice la delicata situazione politica del Libano, terreno di scontro tra Hezbollah e Israele. Ad accreditare subito l’ipotesi la notizia che è circolata subito dopo l’esplosione: una seconda esplosione sarebbe avvenuta nei pressi dell’abitazione dell’ex premier sunnita Hariri il 14 febbraio 2005. Ma la notizia è stata subito smentita. Non era poco plausibile pero: l’incidente avviene alla vigilia del verdetto sull’attentato che uccise l’ex primo ministro Hariri per cui sono sospettati proprio alcuni appartenenti Hezbollah.

L’ATTACCO DI HEZBOLLAH – Terza ipotesi riguarda Israele che avrebbe bombardato un deposito di armi di Hezbollah. L’ipotesi è stata subito smentita da Israele che ha fatto sapere che non c’entrava nulla con l’esplosione di Beirut. Il magazzino sarebbe però di proprietà di Hezbollah. Tuttavia Banjamin Netanyahu, premier israeliano poche ore prima dell’attentato mandava un avvertimento a Hezbollah: Abbiamo colpito una cellula e ora colpiamo i mittenti. Faremo quello che è necessario per proteggerci”

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