Salvo sorprese, il ministero della Salute deciderà oggi che Toscana, Liguria, Abruzzo e provincia autonoma di Trento cambieranno colore, passando dall’attuale giallo all’arancione, mentre l’Umbria potrebbe rimanere in arancione, avendo già con ordinanza regionale l’intera provincia di Perugia in zona rossa.

La Sicilia diventerà invece gialla alla luce del miglioramento nei numeri dei contagi, mentre già dall’11 febbraio lo è diventata la Puglia, dopo una rettifica degli ultimi dati forniti dalla Regione. Da domenica saranno quindi 15 le regioni nella fascia più bassa di rischio: oltre alla Sicilia, si tratta di Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Valle d’Aosta e Veneto.

Una decisione che verrà presa in base ai dati del monitoraggio dell’Istituto superiore di Sanità diffusi questo pomeriggio, che evidenziano come l’indice Rt nazionale ancora sotto 1, cioè la soglia considerata critica, anche se in aumento. In questa settimana è arrivato a 0,95 (la media tra 0,86 e 1,06) contro lo 0,84 della scorsa settimana.

La bozza del monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute conferma per la seconda settimana segnali di “contro-tendenza nell’evoluzione epidemiologica, con progressivo rallentamento nella diminuzione dei nuovi casi fino ad una stabilizzazione, che potrebbero preludere ad un nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero rigorosamente mantenute misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale”.

RISCHI REGIONALI – Una Regione (Umbria) e una PA (Bolzano) hanno un livello di rischio alto secondo il DM del 30 Aprile 2020. Sono dieci (contro 11 la settimana precedente) le Regioni/PPAA con una classificazione di rischio moderato (di cui cinque ad alto rischio di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e nove con rischio basso. Aumenta il numero di Regioni/PPAA dove sono state riportate allerte di resilienza (11 contro 5 la settimana precedente).

Le dieci regioni a rischio moderato sono Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Liguria, Marche, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Molise, provincia di Trento, Toscana. Nove sono a rischio basso: Calabria, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta e Veneto.

LE VARIANTI – Secondo una indagine condotta dalle Regioni, circa un caso su cinque in Italia risulta positivo alla variante inglese. Il dossier inviato a Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità è il risultato dei test realizzati dal 3 e il 4 febbraio, come indicato in una circolare della scorsa settimana.

La bozza del monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute conferma effettivamente l’aumento dei casi da variante straniera, evidenziano come in questa fase “delicata dell’epidemia si conferma la circolazione diffusa di varianti virali a più elevata trasmissibilità nel nostro paese”.

I DATI RT – Questi i dati dell’Rt per base regionale: Abruzzo 1,22 (1,16-1,28), Basilicata 1,2 (0,98-1,44), Calabria 0,81 (0,73-0,93), Campania 0,8 (0,73-0,91), Emilia-Romagna 0,94 (0,91-0,96), Friuli Venezia Giulia 0,98 (0,94-1.03), Lazio 0,96 (0,93-0,99), Liguria 1,08 (1,02-1.13), Lombardia 0,97 (0,94-1.01), Marche 0,94 (0,86-1,04), Molise 1,09 (0,79-1,41), Piemonte 0,93 (0,9-0,97), Provincia Bolzano 1,25 (1,2-1,3), Provincia Trento 1,2 (1,12-1,28), Puglia 1,05 (1,01-1,09), Sardegna 0,87 (0,82-0,93), Sicilia 0,66 (0,63-0,69), Toscana 1,1 (1,06-1,16), Umbria 1,2 (1,13-1,26), Val d’Aosta 0,77 (0,58-0,97), Veneto 0,71 (0,68-0,74).

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia