Napoli oggi è ridotta a “nave sanza nocchiere in gran tempesta”: annaspa tra i debiti e di capitani coraggiosi disposti a mettersi al timone, all’orizzonte, se ne vedono pochi. La rotta per uscire dalle acque tempestose della crisi finanziaria, però, esiste: l’ha percorsa con successo Vincenzo Figliolia, riuscito nella non facile impresa di risanare i conti e di traghettare in un porto sicuro il Comune di Pozzuoli, il quinto della Campania. «In cinque anni abbiamo messo a posto i conti scongiurando un dissesto che sembrava inevitabile alla luce del deficit – sottolinea il primo cittadino – Abbiamo migliorato la riscossione di tasse e tributi, garantito servizi efficienti ai cittadini, rivisto la pianta organica del Comune e venduto parte degli immobili di proprietà dell’ente».

Oggi, dunque, Pozzuoli ha i conti a posto, programma la spesa e progetta in modo da bilanciare costi e ricavi. Ma non è sempre stato così. «Quando sono stato eletto, nel 2012, ho raccolto un Comune nel quale regnava l’anarchia – racconta Figliolia – con un deficit di diverse decine di milioni di euro, con soli due dirigenti in servizio e una pianta organica di 1.200 dipendenti, troppi in rapporto alle dimensioni dell’ente». La strategia attuata dal sindaco, per la terza volta alla guida del Comune, non è stata semplice da perseguire, anzi piuttosto complicata e costellata di scelte impopolari. «Abbiamo messo in prepensionamento 200 dipendenti recuperando così circa sette milioni di euro l’anno – prosegue il sindaco – Oggi ne abbiamo 700 in servizio. Poi abbiamo dismesso parte del patrimonio comunale, tagliato i costi passivi e, soprattutto, abbiamo cominciato a far funzionare l’ufficio tributi per contrastare un’evasione che aveva superato il livello di guardia. Abbiamo individuato un dirigente che si è occupato di organizzare in maniera efficiente la riscossione di tasse e tributi: pagare tutti vuol dire pagare tutti di meno».

L’incapacità di far pagare i tributi e le multe è una piaga che affligge anche il Comune di Napoli che, tuttavia, in dieci anni non è riuscito a correggere il tiro tanto che ancora oggi riesce a incassare pochissimo da quelle pur importantissime voci di bilancio. «È stato un lavoro duro e impopolare – evidenzia Figliolia – ma sapevo che quella era l’unica strada da perseguire per salvare l’ente dal dissesto finanziario e per creare una macchina comunale efficiente ed efficace». Prima dell’era Figliolia solo il 50% dei cittadini versava i tributi comunali, oggi l’85% di residenti paga regolarmente. «L’anno prossimo lascerò una macchina con i conti in positivo che ha grandi prospettive di crescita», afferma il sindaco. Non si può dire lo stesso dell’amministrazione uscente di Napoli che lascerà un buco di cinque miliardi di euro, dramma dal quale potrà uscire solo grazie alla legge salva–Comuni. «Sono d’accordo con questa manovra, ma deve valere per tutti gli enti, anche quelli più piccoli – commenta Figliolia – Inoltre una norma senza un sindaco che sappia metterla a frutto, non serve a nulla».

E a proposito di probabili sindaci per Napoli, due giorni fa è arrivato il “no” di Gaetano Manfredi, tirato per la giacca da Partito democratico e Movimento Cinque Stelle. «L’ex ministro dell’Università ha rifiutato la candidatura nelle condizioni attuali – conclude Figliolia – Ma credo che, se il quadro complessivo dovesse cambiare e ci fossero un percorso nazionale condiviso e una legge per ripianare il debito, Manfredi si renderebbe disponibile. E, tra i nomi in circolazione, è quello che mi convince di più».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.