L'intervista
“Conte come Orban”, l’allarme di Cassese sullo stato di emergenza
Dopo l’editoriale di domenica sul Corriere della Sera, il professor Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, è tornato sulle nostre pagine per commentare ulteriormente l’ipotesi di prorogare lo stato di emergenza nel nostro Paese da parte del Governo. Proprio sul Riformista risponde al premier Giuseppe Conte che lo ha accusato dalla pagine del Fatto di dire “stupidaggini” e non manca anche una sferzata al ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Francesco Boccia: le sue dichiarazioni hanno la stessa chiarezza di quelle della Sibilla Cumana.
Da Palazzo Chigi fanno sapere che “non si tratta di avere pieni poteri, ma di farsi trovare pronti in caso di recrudescenze del virus”. È un semplice gioco di parole ma la sostanza rimane la stessa?
La dichiarazione dello stato di emergenza richiede un attuale – sottolineo attuale – stato di emergenza. Ci è stato detto che possiamo muoverci da casa, viaggiare, andare in ufficio, vedere i parenti. Dov’è lo stato di emergenza? Qualora si presentasse davvero una emergenza, quanto tempo è necessario per riunire il Consiglio dei ministri per dichiarare lo stato di emergenza?
Domenica sera è trapelata l’ipotesi di estendere lo stato di emergenza non più al 31 dicembre ma al 31 ottobre. Come giudica questo passa indietro?
Mi fa dubitare della serietà del motivo, che non dovrebbe prestarsi a trattative e negoziati.
Esperti del diritto – come Clementi – e politici – come Emma Bonino – richiamando l’articolo 77 della Costituzione, suggeriscono l’utilizzo del decreto legge per affrontare la Fase 3, al posto dei dpcm. Lei cosa ne pensa?
Gli interventi sulle epidemie sono regolati dalla legge del 1978 e dovrebbero essere di competenza del Ministro della Salute. Si è preferito ricorrere alla norma del 2018 sulla protezione civile (io ho dubbi sulla legittimità del ricorso a questa norma). Questa richiede la sola delibera del Consiglio dei ministri.
Secondo Lei dietro l’eventuale proroga dello stato di emergenza, c’è l’obiettivo di rinviare le elezioni di settembre? Dunque posticipare lo stato di emergenza potrebbe essere una scelta più di opportunità politica che di salute pubblica?
Non credo che vi siano tali intenti secondari. Se vi fossero, sarebbe grave, dopo la discussione che c’è stata in Parlamento sulla data delle elezioni.
Il ministro Boccia, incontrando i giornalisti in occasione della visita in Umbria, ha dichiarato ieri: “L’estensione dello stato d’emergenza a seguito del Covid-19 non limita la libertà individuale delle persone ma consente di avere maggiore protezione da parte dello Stato”. Si tratta una lettura troppo semplicistica?
La frase del ministro delle regioni è tanto chiara quanto le profezie della Sibilla Cumana.
Il premier Giuseppe Conte in una intervista rilasciata al Fatto Quotidiano risponde al suo editoriale di domenica sul Corriere della Sera: “Chi evoca il modello Orbàn dice una sonora stupidaggine. Io non ho né voglio pieni poteri”. Come replica?
I fatti, perché i suoi lettori possano giudicare. Ho scritto, al termine di un articolo sul Corriere della sera di domenica: “Non dimentichiamo che Viktor Orbán cominciò la sua carriera politica su posizioni liberali”. Orbán è sotto giudizio dell’Unione europea per aver fatto adottare dal Parlamento ungherese una legge che dichiara uno stato di emergenza senza fissare un termine. La dichiarazione dello stato di emergenza e i successivi decreti legge hanno consentito in Italia a una persona sola, con dpcm, di chiuderci in casa, vietarci di andare al lavoro, non visitare parenti, e così via. Tutto per di più selettivamente, perché intere filiere sono state esentate. Il primo decreto legge disponeva queste ed altre limitazioni (innominate) senza fissare un termine temporale e dando mano libera nel disporre limiti con dpcm. Il governo ha successivamente capito e ha abrogato quasi tutto tale decreto, approvandone un altro nel quale i poteri avevano un termine e i limiti un elenco. Non credo che vi siano aspiranti dittatori. Ma temo che si possa dare il brutto esempio, cioè creare precedenti. E si sa che i giuristi credono molto nei precedenti.
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