Il premier Giuseppe Conte potrebbe salire al Quirinale già oggi per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel pomeriggio il presidente del Consiglio ha in agenda come ultimo appuntamento, alle 17, l’incontro con il Forum del terzo settore sul Recovery Plan.

Una mossa, quella del presidente del Consiglio, che darebbe una significativa accelerazione della crisi di governo. Il pressing sull’avvocato pugliese, anche dagli alleati di governo del Partito Democratico, si è fatto col passare delle ore sempre più forti: l’ipotesi in ballo è quella di possibili ‘dimissioni-lampo’ del premier e l’avvio di un Conte ter.

Sullo sfondo c’è infatti l’appuntamento cruciale per le sorti dell’esecutivo, sempre più traballante nei numeri dopo l’addio di Italia Viva e delle sue ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti: la relazione Bonafede sulla giustizia attesa mercoledì al Senato, che alla luce dei numeri di Palazzo Madama verrebbe bocciata.

Dietro la scelta di Conte di salire al Quirinale, al momento ancora non ufficiale, ci sarebbe come detto il forte pressing del Pd. I Dem avrebbero infatti rassicurato il premier del suo ruolo “imprescindibile”, chiarendo però che puntare alla conta nell’Aula del Senato sulla relazione del Guardasigilli Bonafede sarebbe stato un autogol, visti i numeri di Palazzo Madama.

Per un Conte ter sarebbero fondamentali i voti di Italia Viva e della parte più ‘moderata’ di Forza Italia. Per ora i renziani non hanno fatto aperture chiarissime, ribadendo invece con l’ex ministro Teresa Bellanova il ‘no’ alla relazione Bonafede. “Ascolteremo, come abbiamo sempre fatto – ma temo che sarà difficile votare diversamente da un no, perché aspettiamo ancora il tavolo promesso da Bonafede sui temi della giustizia, che non è stato mai fatto. Ora – ha spiegato Bellanova – vengono tante sollecitazioni a rispondere a temi posti da Italia viva, noi siamo pronti ad ascoltare. Ma di certo, se si afferma che in Italia nessuno va in carcere da innocente, c’è molto da riflettere”.

Assist ad una maggioranza più ampia negato anche da Forza Italia, che in una nota firmata Silvio Berlusconi chiarisce che “nessuna trattativa è in corso, né ovviamente da parte mia, né di alcuno dei miei collaboratori, né di deputati o senatori di Forza Italia, per un eventuale sostegno di qualunque tipo al governo in carica”. La “strada maestra” per l’ex premier è una sola: “Rimettere alla saggezza politica e all’autorevolezza istituzionale del Capo dello Stato di indicare la soluzione della crisi, attraverso un nuovo governo che rappresenti l’unità sostanziale del paese in un momento di emergenza oppure restituire la parola agli italiani”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia