L’X factor non ce l’ha. Ma potrebbe comunque salvare Conte e spingere la crisi verso il passaggio molto stretto di un Conte ter dove Italia viva resta non solo in maggioranza ma anche decisiva e il Presidente del Consiglio dovrà accettare un ridimensionamento di ruolo e poteri. Il gruppo nuovo è nato ma è a saldo zero. Non porta numeri aggiuntivi a Conte. È solo al Senato. Ha rischiato di suicidarsi subito per un duello tutto campano tra la senatrice Sandra Lonardo-Mastella che nel gruppo voleva anche il simbolo di famiglia “Noi Campania” e la senatrice Rossi che voleva la guida del gruppo. Ha vinto la Rossi. Ha perso la Lonardo.

Il gruppo ha visto la luce solo grazie all’altruismo di una senatrice triestina, eletta dalla comunità slovena, «originaria di una terra a forte vocazione europeista», rigorosamente Pd che ha risposto alla chiamata del capo, cioè il segretario Zingaretti. «Ho accettato – racconta la senatrice Tatjana Rojc – perché mi è stata spiegata l’importanza per questa fase del paese e il suo futuro. Oggi poi è il giorno della Memoria, mio padre è stato deportato, e ho pensato che il momento fosse quello giusto per dare un contributo. Però, mi raccomando: io resto rigorosamente iscritta al Pd».

Ecco se non ci fosse stato il sacrificio di Tatjana Rojc, il premier poteva iniziare a dire addio a palazzo Chigi. Sarebbe stato il terzo flop in due settimane: non ha funzionato la sfida sui numeri in aula (appena 321 alla Camera, sei in più della maggioranza; 156 al Senato, cinque sotto la maggioranza assoluta); non ha funzionato, nel senso che non si sono appalesati, l’appello agli “europeisti, volenterosi, liberali, socialisti e popolari”; e non ha funzionato neppure la caccia ai Responsabili iniziata ben prima di Natale. Il “sì obbedisco” di Tatjana permette a Conte di presentarsi davanti al Capo dello Stato con una maggioranza allargata nella forma ma, senza Italia viva, insufficiente perché bloccata a 156 voti compresi i tre senatori a vita.

La partita è ora più che mai nelle mani e nella testa dell’arbitro Mattarella. Solo il Capo dello Stato potrà valutare, una volta concluse le consultazioni e aver ascoltato il punto di vista di ciascun gruppo, se Giuseppe Conte può affrontare il terzo incarico della legislatura. Decidere se questa nuova maggioranza allargata ma zoppicante nei numeri ha la forza e la coesione sufficiente per guidare il Paese fuori dalla pandemia e dalla crisi economica. Ieri pomeriggio sono iniziate le consultazioni. Causa Covid, il cerimoniale del Quirinale ha eccezionalmente ospitato i giornalisti nel grande salone delle Feste per evitare le angustie del Salone della Vetrata. Mattarella ha voluto augurare “buon lavoro” ai giornalisti e fare gli onori di casa nel salone delle Feste. La presidente Casellati, il presidente Fico, il presidente emerito Giorgio Napolitano (sentito per telefono).

Le giornate clou sono oggi e domani. Alle 11 e 50 farà il suo esordio il nuovo gruppo Europeisti/Maie/Italia 2023. Nel pomeriggio Italia viva (17.30) e Pd (18.30). L’onore e l’onere della chiusura ai 5 Stelle (domani ore 17) preceduti dalle opposizioni di centrodestra (ore 16). Le carte sono in tavola. Ma sono ancora coperte. Tutti, tranne le opposizioni e almeno in questo primo giro, indicheranno Giuseppe Conte come «unico punto di equilibrio in grado di guidare la nuova coalizione». Con importanti distinguo e sfumature. Ieri il segretario Zingaretti ha riunito la direzione e il mandato condiviso è “avanti con Conte”. Ma siccome, nonostante l’altruismo della senatrice Rojc, i numeri non ci sono e invece «auspichiamo un governo con una maggioranza ampia», è chiaro che devono sparire tutti i veti che in queste settimane il Pd ha fatto cadere su Matteo Renzi e Italia viva.

Veti così pesanti da parte di tutti, Pd, 5 Stelle e Conte («mai più con Italia viva e Renzi, inaffidabili e irresponsabili») che non è facile adesso rimuovere tutto con un paio di dichiarazioni. Zingaretti ci prova così: nessuna “questione personale” con Matteo Renzi, «per quanto mi riguarda il tema del rapporto con Italia viva non ha nulla a che vedere con un aspetto di risentimento per il passato, ma di legittimi fondati dubbi sulla affidabilità per il futuro». Zingaretti chiede quindi «a tutti un atto di generosità nei confronti di tutti». Gli Europeisti saliranno oggi al Colle. Nascono per Conte, «ma non deve essere per forza Conte» chiariscono i senatori De Falco e Causin «ed è chiaro che Italia viva deve salire a bordo con noi. Nessun veto e nessun pregiudizio». Mentre parla con i giornalisti al Senato, sul cellulare del senatore Causin compare il nome “Benvenuti”, il segretario particolare di Conte. Causin non se ne accorge e continua a parlare.

Un dettaglio che spiega come il premier dimissionario stia seguendo da vicino i primi passi del gruppo che dovrebbe essere la sua boa di salvataggio. «Noi siamo nati per far uscire il paese dalla pandemia, per unire gli sforzi e non per dividere» spiega l’ammiraglio entrato al Senato con i 5 Stelle ma uscito poco dopo. Anche per la senatrice Rojc quella di Conte «non può essere l’unica strada. Prima di tutto il paese». I 5 Stelle si muovono compatti su Conte. Ufficialmente non esistono alternative al professore. E questo diranno domani a Mattarella. Se ci dovesse essere un secondo giro di consultazioni, però, le cose cambierebbero perché anche per i grillini «non esiste solo Conte che ha fatto di tutto per diventare un problema». C’è da capire piuttosto come faranno, anche loro, a fare marcia indietro su Renzi e Italia viva. Di Battista preme da fuori, «mai più con Renzi». In coro con Conte i 5 Stelle si sono complimentati, nei giorni scorsi, «per aver eliminato, politicamente parlando. i due Mattei in due anni».

La delegazione di Italia Viva non indicherà il premier. Parlerà invece di temi e di quei nodi politici che da mesi «tengono immobile il paese». Maria Elena Boschi la mette così: «Siamo ancora a Conte sì/Conte no, non abbiamo fatto un passo avanti. Quando parleremo finalmente di temi? Vorrei sapere su quale programma, con quale mandato il futuro presidente del Consiglio affronterà gli anni fino a fine legislatura». Boschi e Bellanova ipotizzano anche altre strade, ad esempio Gentiloni, ad esempio Di Maio visto che tocca ai 5 Stelle esprimere il premier in quanto forza di maggioranza. E subito il Nazareno manda avanti il dem Michele Bordo: «Italia viva continua a destabilizzare». Il problema dell’Italia non è Conte. Ma un governo che governi, decida e mandi avanti i dossier in modo condiviso, dai vaccini all’economia passando per il lavoro e la scuola. Lo dice Matteo Renzi in un video su Facebook in cui risponde alla domanda delle cento pistole: Perché la crisi adesso? Comunque, l’unico veto di Italia viva riguarda il centrodestra: «Mai un governo con loro».

Il centrodestra invece è meno tassativo. Spiega Salvini: «Diremo a Mattarella ‘no’ a questo teatrino, al mercato delle vacche e a un reincarico a Conte. Quando questo signore non sarà più a palazzo Chigi, ragioneremo di tutto il resto». Certo, anche per gli Europeisti non sarà la stessa cosa se dovranno condividere la maggioranza anche con Italia viva. Il clima nel gruppo che a stento è arrivato a dieci senatori, le sorprese sono dietro l’angolo. Maria Rosaria Rossi ha promesso l’arrivo di 3-4 senatori. Ieri in serata il senatore forzista Luigi Vitali ha annunciato il sostegno a Conte (ritirato poi questa mattina dopo una telefonata con Berlusconi e Salvini, ndr). Ma le liti furiose con Sandra Lonardo, anche se uscita, non promettono niente di buono. Quello per il Conte ter è appunto un percorso stretto e impervio. Non le condizioni migliori per una ripartenza.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.