La riforma del processo penale per il Movimento 5 Stelle “sarà un po’ come per il Mes”, rassicurano esponenti grillini. “Chiamiamola pure una questione ideologica, ma sulla giustizia non faremo regali a nessuno”. Vogliono ancora far valere il peso di prima forza parlamentare, e cercano di compattarsi in vista della nuova stagione di riforme. L’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ora in procinto di diventare capo politico del partito, ha incontrati i membri delle commissioni giustizia di Camera e Senato per tenere il punto.

E su Facebook ha tirato una summa di quella che sarà la linea: “Abbiamo le competenze e le capacità – scrive in un post – per esprimere una cultura giuridica solida e matura. Continueremo ad assicurare il nostro massimo impegno per realizzare le riforme già avviate, nel segno di un sistema giustizia più celere ed efficiente, ma anche più equo e giusto”.

Dopo la svolta garantista di Luigi Di Maio, che in una lettera al Foglio ha ammesso di aver sbagliato a usare gli arresti come “arma politica” per attaccare gli oppositori, arriva la precisazione dell’avvocato del popolo: “Ci faremo scrupolo di applicare tutti i principi costituzionali che coinvolgono i cittadini sottoposti a indagini e agli accertamenti giudiziari, a partire dalla presunzione di innocenza e dal principio della durata ragionevole dei processi. Ma sia chiaro: la via maestra è realizzare un sistema che offra risposte chiare e certe alla domanda di giustizia, non scorciatoie nel segno della denegata giustizia”.

La questione sollevata dall’assoluzione del sindaco di Lodi, Simone Uggetti, non deve quindi far confondere le acque in casa M5s: basta con la gogna mediatica, ma nessun ammorbidimento verso le riforme. Della proposta Cartabia continuano a non convincere l’inappellabilità del pm e l’azione penale affidata al Parlamento. Tra le soluzioni possibili torna il “lodo Conte bis”, usato per scongiurare la crisi con Matteo Renzi prima della pandemia: prevede la sospensione della prescrizione soltanto dopo il primo grado di giudizio. Occhi puntati anche sul “modello tedesco”: in caso di processi particolarmente lunghi, si potrebbe pensare a una riduzione della pena come parziale risarcimento del disservizio dell’apparato giuridico.

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Napoletano, Giornalista praticante, nato nel ’95. Ha collaborato con Fanpage e Avvenire. Laureato in lingue, parla molto bene in inglese e molto male in tedesco. Un master in giornalismo alla Lumsa di Roma. Ex arbitro di calcio. Ossessionato dall'ordine. Appassionato in ordine sparso di politica, Lego, arte, calcio e Simpson.