Il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte abbraccia il Pd, ma è l’abbraccio del pugile. Di Chiara Appendino, condannata in via definitiva, Conte non parla. Sull’incredibile caso di Alessandra Todde, neanche un accenno.

A Campo Marzio, direzione del Movimento, si ragiona invece di come si possono conquistare nuovi spazi: dopo l’archiviazione, a suon di voti digitali, del limite dei due mandati, si guarda alle prossime regionali con appetito crescente. E Conte fa affidamento sulla conclusione della vicenda De Luca, in Campania, per lanciare quel Roberto Fico che – dopo essere diventato la terza carica dello Stato, presiedendo Montecitorio – è tornato obtorto collo nell’ombra da cui agli albori era partito. Nel partito non sono tutti d’accordo. Anzi, c’è da superare uno scoglio preventivo: la riunione del Consiglio Nazionale, lunedì sera, non ha risolto l’arcano della riformulazione statutaria della regola sui mandati. Se da un lato è stata esclusa l’opzione dell’applicazione del tetto «limitatamente a ciascun livello istituzionale», dall’altro si è dato mandato a Conte di presentare nei prossimi giorni delle proposte al Comitato di Garanzia, organo del quale fanno parte lo stesso Roberto Fico, Virginia Raggi e Laura Bottici.

Non sarà più chiamato a decidere il parlamentino 5 Stelle ma sarà data facoltà al presidente di stabilire deroghe: i tre mandati potranno essere consecutivi o intervallati da uno stop di cinque anni. Alambiccato, sì, ma reso più flessibile, lo statuto 5 Stelle finirebbe per dare via libera – sotto controllo del presidente Conte – ai candidati che vogliono correre per un ulteriore mandato. Ed ecco che Fico affila le armi, guardando alla Campania. Se Vincenzo De Luca volesse mantenere ferma la candidatura, prestandosi a un’operazione civica e indipendente dai poli, Avs, Pd e M5S potrebbero convergere sulla candidatura Fico. E se l’ex presidente della Camera si prepara a sfidare un kingmaker delle preferenze come De Luca, Raggi non vuole rimanere indietro. E nel momento di maggior popolarità per il gradimento del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, l’ex sindaca affila le armi, sfidandolo a viso aperto.

«Sull’inceneritore tanto voluto da Gualtieri continuano a piovere incertezze. Non bastano le preoccupazioni per la salute e per l’ambiente, né le criticità sull’acquisto del terreno: c’è anche la questione del fosso presente nell’area». Il M5S ha presentato al consiglio comunale di Roma una interrogazione urgente a risposta scritta che mette sulla graticola i Dem. E se a Genova il Nazareno punta – con una strategia ormai chiara – a rafforzare la candidatura costruita per tempo da Andrea Orlando per correre da Sindaco nel capoluogo ligure, ecco spuntare anche lì un insidioso competitor interno. Anzi, interna: Tiziana Beghin, che avrebbe chiesto a Conte esplicitamente il via libera per un nuovo mandato (alla guida di palazzo Tursi), oltre ai due come europarlamentare.

In Calabria l’abbraccio pugilistico ha addirittura bypassato il Pd. Ed è stato tra 5 Stelle e Avs, che hanno concluso un partenariato strategico, constatando l’identità di vedute. Secondo il sondaggio di Antonio Noto per Porta a Porta, nell’ultima settimana il patto avrebbe portato a un ribilanciamento a favore dei contiani: il M5S è salito di mezzo punto, all’11,5%, mentre Avs che era al 6% lo ha perso, attestandosi al 5,5%. La strategia contiana, che punta a prendere tutti i posti contendibili al Pd, potrebbe dare i suoi frutti più succulenti proprio in Campania. I riformisti del Pd sono i primi a sbuffare, il ruolo di comprimari inizia a andare stretto. E non a caso le assemblee collaterali dei Dem, in primis quella di Libertà Eguale a Orvieto, hanno messo nel mirino l’alleanza passiva di Schlein con Conte, di cui non si vedono, dal lato dem, i frutti.

«Conte è ancora molto pressato nel suo lavoro di ricostruzione del profilo del suo partito. Diamogli il tempo e l’autonomia necessaria» aveva risposto a distanza Goffredo Bettini, dirigente del Pd e “garante” dell’intesa con il leader del Movimento, nell’intervista rilasciata a Raffaele Marmo del Quotidiano Nazionale. Proprio ieri intanto alla Camera – arrivati a metà legislatura – c’è stato un avvicendamento alla guida del gruppo contiano: esce Francesco Silvestri ed entra in carica Riccardo Ricciardi, uno dei cinque vicepresidenti M5S. Ricciardi, toscano di Massa, viene da un background di sinistra: da regista teatrale ha lavorato con Ilaria Cucchi, Francesco De Gregori e Sandro Ruotolo, che oggi siede nella segreteria di Elly Schlein.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.