Proseguono le tensioni all’interno dell’attuale maggioranza di governo sul tema del coprifuoco. In Aula le fibrillazioni sono continue e alla fine si decide di non decidere perché l’aggiornamento a maggio dei dati epidemiologici e quindi sull’eventuale proroga del coprifuoco alle 23 o a mezzanotte era già stato stabilito la scorsa settimane. Nel mezzo ancora polemiche e battaglie di partito nonostante l’accordo sia stato messo nero su bianco in un ordine del giorno di Cambiamo, opportunamente modificato e poi approvato dalla Camera.

Al momento del voto sui due ordini del giorno presentati da Fratelli d’Italia (Pnrr e coprifuoco), sia la Lega che Forza Italia non partecipano alla votazione, lasciando a M5s, Pd e Leu il compito di bocciare i testi dell’opposizione che miravano a eliminare tout court l’attuale stop alle 22 e a prolungare fino a mezzanotte l’apertura dei ristoranti.

Scontata la reazione di Dem, Cinque Stelle e Leu. “Non può esserci una Maggioranza che non affronta con coraggio e fiducia unita e coesa il difficile momento che stiamo attraversando, mi auguro che la Maggioranza comprenda che l’unita’ e la coesione non vadano mai messe davanti all’interesse di questo o quel partito”, sottolinea la capogruppo Pd Debora Serracchiani. “Evitiamo propagande inutili. E’ quanto mai paradossale che questa Maggioranza” voti o non voti “per tornaconto personale”, incalza il presidente dei deputati M5s. Per il capogruppo di Leu Federico Fornaro c’è “la questione di come si sta in una Maggioranza, rispetto e lealtà devono essere le fondamenta e invece qui c’è un problema che non è superabile con le dichiarazioni o i tweet. A chi giova questo gioco?”.

Matteo Salvini preferisce sorvolare sulla divisione interna alla Maggioranza e anzi sottolinea: il voto sull’odg per il superamento del coprifuoco “significa che la Lega non fa i capricci ma rappresenta l’esigenza di milioni di italiani che vogliono tornare al lavoro e alla libertà. Ha vinto il buon senso”. Per il ministro pentastellato Stefano Patuanelli, al contrario, “non c’è alcuna vittoria politica da sbandierare”.

“Il coprifuoco serve ad abituare i cittadini a un governo che dispone a suo piacimento delle regole democratiche.., stiamo dando per scontate cose che non lo sono” ha detto la leader di Fdi Giorgia Meloni in diretta sulla sua pagina Facebook a proposito della bocciatura degli odg di Fratelli d’Italia per l’abolizione del coprifuoco. “Questo è un governo che come il precedente scarica le sue responsabilità sulle attività commerciali”, ha concluso

Meloni all’attacco

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza firmato Mario Draghi incassa l’ok di Camera e Senato. Prima dell’invio definitivo a Bruxelles, previsto entro il 30 aprile, il testo dovrà passare in una nuova riunione del Consiglio dei ministri per l’ok finale. Il passaggio parlamentare non registra particolari turbolenze, anche se le rivendicazioni che, nella lunga maratona tra Montecitorio e palazzo Madama, arrivano da deputati e senatori, a sera, inducono il premier quasi a ‘bacchettare’ i partiti: “Guardate che oggi è un giorno positivo, non è una cosa su cui dispiacersi. E’ positivo per l’Italia“, ironizza. Alla fine il pallottoliere non riserva sorprese: i numeri della maggioranza (442 si) sono blindati e anche Fratelli d’Italia, dopo le polemiche sul mancato coinvolgimento delle Aule, decide di astenersi. Votano contro solo Sinistra italiana e Alternativa c’è.

Certo l’attacco che Giorgia Meloni rivolge al premier è preciso: “Il Parlamento su questo piano, forse il documento più importante della storia repubblicana, è stato ignorato, permettetemi di dire, è stato deriso”, accusa. Draghi non la pensa così. Non c’è nessun “garantisco io“, (“non l’ho mai detto, non è nel mio stile”, precisa), ci sarà piuttosto un costante coinvolgimento di Camera e Senato e, soprattutto, degli enti locali, ai quali spetta – sottolinea il premier – “la sfida più difficile” della messa a terra dei progetti e del corretto utilizzo delle risorse. “Il dialogo non è finito qui, il contributo che il Parlamento può dare al piano è solo all’inizio, perché le riforme contenute saranno adottate con strumenti legislativi” sui quali Camera e Senato avranno “un ruolo determinante”, sottolinea. Comuni e Regioni, poi, insiste, “sono i veri attuatori del Piano e devono avere un ruolo centrale perché hanno la massima contezza dei bisogni del territorio”.

 

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