Sono tra le categorie più colpite dalla crisi sanitaria, benché sembrino essere i meno inclini a contrarre il virus. Costretti a casa e lontani dalla scuola, il coronavirus sta sottraendo ai bambini italiani molto di più della possibilità di fare una passeggiata insieme ai loro genitori.

Secondo il rapporto di Save the children “Non da soli – cosa dicono le famiglie”, un milione di bambini rischia di scivolare nella soglia di povertà assoluta per gli effetti sociali ed economici innescati dal Covid-19.

Dal 2016 ad oggi i bambini in povertà assoluta sono 1 milione 260mila: un numero cresciuto in maniera esponenziale nell’ultimo decennio per effetto della crisi economica scoppiata nel 2008. Oggi, i meccanismi messi in moto dalla pandemia rischiano di portare quel numero a crescere ancora, fino a un milione in più. Il timore, infatti, è che molti dei minori in povertà relativa, la metà dei 2milioni 192mila minori in povertà relativa secondo l’Istat, possano finire in povertà assoluta.

Il rapporto “Non da soli – cosa dicono le famiglie” ha condotto un’analisi qualitativa della condizione delle famiglie tra i più nuclei fragili. In famiglie già in difficoltà, dove spesso è una persona a mantenere un nucleo numeroso, o dove si viveva in base ad un lavoro saltuario, occasionale, irregolare, l’impatto della chiusura delle filiere produttive non alimentari e delle attività commerciali, unito alle indicazioni sul distanziamento sociale che non permettono l’attività in strada (venditori ambulanti, parcheggiatori), è drammatico. Moltissime famiglie hanno visto improvvisamente cambiare la propria disponibilità economica (77,6%) e il 73,8% di rispondenti ha perso il lavoro o ridotto drasticamente il suo impegno retribuito. Il 17,6% è andato in cassa integrazione.

Come riportato nel rapporto della’ong, l’improvvisa mancanza di disponibilità economica è stata fronteggiata in alcuni casi con il ricorso a risparmi. Nel 63,9% dei casi tuttavia la mancanza di entrate economiche ha portato a dover ridurre sin da subito la spesa per l’acquisto di beni alimentari e in una famiglia su due anche la spesa per l’acquisto o il pagamento di altri beni e servizi di prima necessità (affitto e utenze 35,9%, farmaci 30,8%, prodotti per l’infanzia 26,9%, materiale scolastico 3,8%, materiale per comunicare on-line 2,6%).

La crisi sociale ed economica ha avuto risvolti pesanti anche sul fronte educativo: bambini e adolescenti rischiano di rimanere isolati rispetto alla loro classe e non raggiunti dalla didattica a distanza. Gli ultimi dati Istat disponibili parlano di un 42% dei minori che vivono una condizione di sovraffollamento delle proprie abitazioni e di un 7% di bambini e adolescenti vittime di un grave disagio abitativo.

L’accesso alla didattica digitale, si legge nel rapporto, è ancora oggi spesso un miraggio, laddove device e connessioni sono un privilegio che molte famiglie non possono permettersi: i dati Istat rilevano che il 12,3% dei ragazzi tra 6 e 17 anni non ha un computer o un tablet a casa (850 mila in termini assoluti), la quota raggiunge quasi il 20% nel Mezzogiorno (470 mila ragazzi). Il 57% lo deve condividere con la famiglia e solo il 6,1% vive in famiglie dove è disponibile almeno un computer per ogni componente. Tra le famiglie con minori (0-17 anni) circa 1 su 7 non ha un computer o un tablet a casa (il 14,3%), con differenze geografiche nette che passano da picchi del 21,4% al Sud lall’8,1% nel Nord-Ovest.

Quindi anche se quasi tutte le famiglie con figli hanno accesso ad internet, magari attraverso il cellulare di un genitore, risulta molto difficile seguire le lezioni online e svolgere compiti a distanza (stampare e inviare schede, elaborati, esercizi), se non sono presenti almeno un computer o un tablet in casa da utilizzare varie ore al giorno.

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