Domande e risposte
Coronavirus, quando finisce la seconda ondata e quando arriverà il picco?
Nei giorni in cui aumentano i contagi e l’Italia viene divisa in zone con più o meno libertà di movimento, in tanti si chiedono quando finirà questo periodo. La seconda ondata era già stata annunciata dagli epidemiologi ed era prevedibile dopo le aperture estive. Il picco epidemico è il momento in cui i casi hanno maggiore incidenza. Ogni anni assisti amo al “picco influenzale” o meglio quel periodo dell’anno in cui ci sono più persone con l’influenza. Queste fasi sono intervallate da un periodo “inter pandemico”, che per il Covid 19 corrisponde ai mesi tra giugno e settembre.
QUANDO ARRIVA IL PICCO – L’andamento del numero di contagi potrebbe far presagire che il picco è appena stato scavallato e si proceda verso una discesa lieve. In genere la sommità della curva viene raggiunta in ogni epidemia a 60-70 giorni dall’inizio, in questo caso metà settembre. Guardando ai numeri dei contagi sembrerebbe che stiano diminuendo lievemente anche in regioni più Colpite come la Lombardia. Ma i numeri della prossima settimana chiariranno ulteriormente come andrà, se siamo all’inizio di una discesa o il picco ancora non è stato raggiunto.
QUANDO FINISCE LA SECONDA ONDATA – La curva dei contagi da coronavirus sta procedendo secondo manuale. Il virus sta percorrendo il suo cammino seguendo la così detta “salita della campana”, raddoppiando i casi di settimana in settimana. Se continuasse a seguire l’andamento da manuale, la seconda ondata dovrebbe durare fino a Natale, procedendo verso una progressiva diminuzione dei casi. Ma nulla è calcolabile scientificamente e le variabili sono tante, tra cui la resistenza del sistema sanitario a quello che può diventare un vero e proprio uragano.
LA SECONDA ONDATA È DIVERSA DALLA PRIMA – Rispetto alla prima ondata, durante la seconda sembra che il virus abbia perso un po’ di potenza, che sia diventato meno letale. Tuttavia il sistema sanitario è più preparato, si hanno più informazioni sul virus e su come trattarlo. I fattori di rischio che condizionano il successo delle cure: l’età media dei deceduti è attorno agli 80 anni, sono presenti nel 95% dei casi altre malattie. Si è ridotto in modo significativo il tempo tra sintomi iniziali e ricovero in ospedale e sono migliorare le capacità diagnostiche e terapeutiche. La severità clinica dei pazienti con sintomi va dal 5% di casi gravi, al 20% con sintomi significativi, al restante 75% con sintomi lievi.
LA SOLUZIONE – Le indagini fatte testimoniano che meno del 5% degli italiani possiedono anticorpi contro questo virus. Quindi il 95% degli italiani possono essere contagiati, come riportato dal Corriere in una scheda redatta in collaborazione con Donato Greco, ex direttore generale prevenzione del Ministero della salute, consulente Oms. Gli italiani insomma non hanno raggiunto l’immunità di gregge, teoria dibattuta all’interno della comunità scientifica. A mettere d’accordo tutti gli scienziati del mondo però è l’ipotesi che solo un vaccino efficace può arginare la pandemia. Sono tanti i laboratori in tutto il mondo che stanno studiando la formula giusta e secondo i pronostici il primo sarà pronto nel primi mesi del 2021. Il loro effetto non sarà immediato. Agiranno per contenere l’impatto clinico della malattia e per diminuirne la gravità, non per controllare l’incidenza dei casi, evitando l’infezione. Inoltre buona parte dei vaccini in cantiere sembrerebbero aver bisogno di una doppia dose per raggiungere una significativo livello di efficacia. Quindi saranno necessari mesi per ottenere una reale barriera «di massa» attraverso ripetute campagne vaccinali.
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