In questi giorni così tesi, dovuti a una crisi di governo e alla scelta dei candidati sindaci di città importanti tra cui Napoli, sembra che i temi sociali, relazionali e soprattutto psichici si stiano affrontando solo in termini propagandistici e non con la dovuta attenzione. Questo perché – ed è così da sempre – sono argomenti che il potere non sa come affrontare, scontando il fatto che molte di queste persone più fragili storicamente non vanno a votare e si aggiungono a quelle ormai prive di qualsiasi fiducia nelle istituzioni democratiche. Inoltre – e penso sia il motivo principale – l’argomento sulla sofferenza psichica si ritiene che faccia parte della sfera strettamente privata e che, come tale, sia da nascondere per una sorta di vergogna nel mostrarsi deboli in una società in cui si premia il furbo e l’aggressivo.

Tra le situazioni più che mi colpiscono e in cui ci ritrovo figura il numero crescente delle persone senza dimora. Vivere senza casa, un posto da chiamare casa è qualcosa di davvero terribile. Ti senti senza un riferimento, un affetto, non amato. Credi di essere non altezza della vita perché non meriti un luogo in cui stare nella tua intimità, la tua privacy. Quello che ci sembra normale – per esempio andare in bagno la mattina per fare i tuoi bisogni, lavarti e magari anche farti bello per te stesso e gli altri – queste persone non lo vivono quotidianamente. Anzi, l’hanno dimenticato definitivamente scatenando una profonda disistima personale.

Penso ai tanti, soprattutto durante la pandemia, che hanno perso il lavoro e quindi la possibilità di pagarsi l’affitto di un piccolo giaciglio, ad altri che hanno subito un terribile impatto psicologico che ha sfasciato intere famiglie portando molte persone ad allontanarsi da casa per il quieto vivere. Penso, per esempio, ai mariti separati e ai figli sbandati senza una certezza del domani. A questi – mi spiace dirlo – si aggiungono i “classici” senza dimora, già abbandonati a loro stessi la cui situazione si è aggravata vertiginosamente e a maggior ragione nell’ultimo anno.

Il prossimo sindaco e la classe dirigente cittadina dovranno assolutamente impegnarsi ad affrontare questa situazione e – aggiungo – con un modus operandi non assistenzialistico, bensì coinvolgendo direttamente i senza dimora in modo che si inneschi un approccio di reciprocità necessario per chi vuole sentirsi ancora un cittadino e, nel nostro caso, un cittadino napoletano.