La fame comincia a farsi sentire a Napoli. Il decreto che obbliga tutti a stare a casa ha generato non poche difficoltà per chi lavora al nero o si destreggia tra vari lavoretti più informali. E in città, come spesso al Sud, si tratta di una grossa fetta della popolazione. Il risultato è che tante famiglie non riescono più a mettere il piatto in tavola. Per questo motivo i napoletani sono scesi in campo per essere solidali, come sempre hanno fatto durante ogni sciagura che si è abbattuta sulla popolazione. Ogni Municipalità ha organizzato la sua “spesa sospesa”, per offrire cibo a chi è più in difficoltà.

“Sospesa”, come l’abitudine di lasciare in sospeso un caffè al bar, per chi non può permetterselo. “Un gesto che i napoletani sono abituati a fare e che soprattutto in questo momento è necessario continuare a fare”, ha detto una signora anziana che non ha dimenticato la situazione in città durante il colera. Anche allora la solidarietà scese in campo. E memore del passato offre oggi quanto può sotto forma di spesa sospesa. Oggi sono le municipalità, i commercianti, i cittadini, semplici volontari a mettersi a disposizione per aiutare. “Io sono una mamma, sapendo che c’è qualcuno che non può mangiare non potevo stare a casa”, dice una signora mentre prepara le buste della spesa da consegnare.

Funziona così: i negozianti hanno messo a disposizione merce a prezzo di costo che chiunque può comprare e lasciare nel carrello. Si possono fare donazioni che poi vengono trasformate in buoni spesa oppure versare credito sull’iban proposto dalle Municipalità per affrontare la crisi (tutti i dati sono reperibili facilmente sulle pagine Facebook e sui siti di ogni quartiere). Tramite gli assistenti sociali e le segnalazioni la spesa viene poi divisa e consegnata nel rispetto dell’anonimato da un esercito di volontari che ha deciso di mettersi al servizio della comunità.

Dietro le mascherine ci sono sorrisi, dietro gli occhiali che sia appannano ci sono sguardi che regalano affetto e in quelle mani, coperte dai guanti, c’è il calore di una stretta di mano che prima o poi potremo tornare a scambiarci. Un piccolo e commuovente gesto che vede la partecipazione di tanti che in questo momento di crisi è fondamentale affinchè nessuno rimanga solo o indietro. I napoletani lo sanno bene: “Dove mangiano due, mangiano anche tre”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.