Attenzione! Pericolo derive populiste con ingerenze straniere. L’intelligence, quella seria, per quanto riguarda l’Italia si chiede quali potrebbero essere i futuri scenari politici post Coronavirus. A livello internazionale ciò che più preoccupa sono le possibili derive, figlie legittime del populismo. Gli attori principali della partita sono quattro: Bruxelles, Pechino, Mosca e Washington. La prima è la capitale della politica dell’Europa. Ha offerto generose risposte economiche, ma dopo un percorso travagliato; Pechino e Mosca si sono ben inserite in Europa e Paesi confinanti spesso attraverso azioni di soft diplomacy.

Washington, insieme ad altri Paesi, teme uno spostamento dell’asse politico italiano (e non solo) verso Oriente. Le note simpatie di Matteo Salvini per Mosca e della truppa del Ministro Luigi Di Maio per Pechino sono i due veicoli politici. L’Europa, intesa come istituzione, è timorosa. Non è più una questione puramente ideologica, nulla è rimasto del Partito comunista italiano. Gli Stati Uniti hanno abbandonato la politica di sovvenzione e d’influenza, però l’Italia è la nazione d’Europa con la più alta presenza di forze armate e basi statunitensi: Camp Ederle a Vicenza, l’hub Nato interforze antiterrorismo della Strategic Direction South nella base di Lago Patria a Giugliano (Na), in Sicilia le basi radar di Niscemi e molti altri. L’Italia è strategica e la sua presenza in Europa è fondamentale.

L’euroscetticismo dei due noti movimenti politici italiani è un’arma appuntita che potrebbe indebolire la costruzione di un Europa più solida e più coesa. L’Europa debole e non coesa alimenterebbe la litigiosità interna e renderebbe ancora più appetibili le imprese e balbettanti le politiche. È evidente come nell’ultimo mese Pechino si sia imposta con la “politica della generosità” e la “battaglia globale delle narrazioni”, e la tragedia del Coronavirus ha rafforzato la visibilità e la sua credibilità. La generosa “politica delle mascherine” ha dato grandi frutti: il presidente della Serbia Aleksandar Vucic all’aeroporto di Belgrado quando ha ricevuto gli aiuti da Pechino ha baciato la bandiera cinese. Poi si è lasciato andare con un significativo «La solidarietà europea non esiste. Solo la Cina può aiutarci».

Bisogna sottolineare come da tempo le relazioni economiche tra Serbia e Cina siano ottime. È sufficiente pensare che Huawei fornirà le apparecchiature per un progetto di video sorveglianza (smart city) in accordo con il Ministero degli interni serbo. Anche Mosca è riuscita ad imporre il proprio marchio nella competizione degli aiuti alla lotta al Coronavirus. In Italia, è sufficiente leggere gli articoli pubblicati sul quotidiano La Stampa. Strategiche invasioni di campo con fini anche d’intelligence? Quale politica internazionale dobbiamo attenderci se Cinque Stelle e Lega guidata da Matteo Salvini faranno parte di una futura coalizione di governo? E il ragionamento non riguarda solo l’Italia.

Recentemente il centro studi ungherese Political Capital ha evidenziato: «La regione dell’Europa centrale e orientale rimane particolarmente vulnerabile all’influenza di regimi autoritari come la Russia, la Cina e la Turchia, poiché le democrazie nella regione sono meno consolidate, le istituzioni pubbliche sono più deboli e i governi continuano a impiegare narrazioni populiste per mantenere la loro popolarità». Solo nei prossimi mesi scopriremo se i vari populismi italiani ed europei riusciranno ad imporsi e, in caso di vittoria, quanto l’asse si sposterà verso la golosa coppia Mosca-Pechino.

E gli Stati Uniti rimarranno inermi a guardare la deriva populista? Intanto i toni tra Washington e Pechino si fanno sempre più accesi. Il Segretario di Stato Mike Pompeo all’emittente televisiva Fox News ha rilasciato: «Sappiamo che c’è il Wuhan Institute of Virology a pochi chilometri da dove si trovava il mercato degli animali. Il governo degli Stati Uniti sta lavorando diligentemente per capirlo». Il Presidente Donald Trump: «Stiamo facendo un esame molto approfondito di questa orribile situazione che è accaduta». Nel frattempo, Pechino offre una nuova lettura dei morti per Coronavirus aggiungendone altri 1.290, ciò alimenterà altre polemiche riguardanti la diffusione dei dati provenienti dalla Cina.