Amministratore delegato Industry Innovation di Digital Magics e Consigliere di Italia Startup, ma soprattutto membro del cda di Seif, società editrice del Fatto Quotidiano, diventato nel tempo il ‘quotidiano di partito’. Giuseppe Conte ha scelto e di fatto imposto il nome di Layla Pavone come candidato sindaco del Movimento 5 Stelle a Milano, dove correrà contro l’uscente del PD Beppe Sala e il volto del centrodestra Luca Bernardo, il direttore della Casa di Pediatria del Fatebenefratelli.

Una scelta arrivata dopo giorni di polemiche e rinvii, fino alla riunione notturna tra l’ex premier e gli esponenti milanesi del Movimento. Di fatto Conte ha chiesto un passo indietro a Elena Sironi, la consigliera uscente di Municipio 4 che era già stata scelta l’11 agosto scorso come espressione della base grillina per tentare l’ardua impresa di sfidare i due big, Sala e Bernardo.

A spiegare com’è andata è stata la stessa Sironi: “Dopo l’intervento di Giuseppe Conte e le sue risposte alle domande, vi è stata la presentazione di Layla Pavone con un lungo momento di confronto, al quale si è deciso di far seguire una votazione – ha spiegato – che ha dato un esito largamente favorevole al passaggio di testimone a Layla Pavone. Nella consapevolezza che il gruppo M5S di Milano mi avrebbe comunque sostenuta se avessi deciso di imporre la mia candidatura, prima della votazione ho espresso il mio parere riconoscendo il valore aggiunto che Layla Pavone potrebbe portare in questa sfida elettorale ed ho lanciato l’invito ad esprimersi liberamente”.

Il reale obiettivo del M5S a Milano è quello di rendersi ‘appetibili’ per Sala, realizzare un buon risultato al primo turno e in vista del ballottaggio sedersi al tavolo delle trattative col sindaco uscente, magari strappando qualche incarico di rilievo in una eventuale giunta proprio per la Pavone.

La situazione a Milano per il Movimento è particolarmente complicata: pur essendo la città in cui è  nato il primo Meetup, è anche quella in cui non è mai riuscito a sfondare a livello elettorale. Anzi, nell’ultima consiliatura due consiglieri su tre hanno abbandonato la barca: prima  Simone Sollazzo e poi, a giugno scorso, Patrizia Bedori, con quest’ultima che aveva accusato la comunità di aver “tradito i suoi valori”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia