Il nuovo corso del M5S
Conte, leader double face del Movimento 5 Stelle: a Napoli con De Luca e a Salerno contro
Oggi Giuseppe Conte, neo-leader del Movimento Cinque Stelle, sarà di nuovo in Campania. Stavolta per sostenere non Gaetano Manfredi, candidato sindaco di Napoli per il centrosinistra, ma Elisabetta Barone, la preside che punta al vertice del Comune di Salerno. Tutto normale se la stessa Barone non fosse l’avversaria numero uno del primo cittadino in carica Enzo Napoli, fedelissimo del presidente campano Vincenzo De Luca.
Semplificando, le cose stanno così: a Napoli, Conte e il M5S sono parte integrante della coalizione del cosiddetto “campo progressista” che sostiene Manfredi e del quale fa parte anche De Luca, tra l’altro pronto a lanciare una lista di uomini di sua fiducia; a Salerno, invece, Conte e il M5S corrono contro il candidato “sponsorizzato” dal governatore. Per carità, alle “geometrie variabili” – per non dire alle giravolte – di certa politica siamo abituati. In particolare a quelle dei Cinque Stelle, capaci di andare al governo con la Lega prima e col Partito democratico poi, di riscoprirsi garantisti dopo aver invocato manette e carcere per mezza Italia, di rimangiarsi il limite dei due mandati consecutivi per i parlamentari. Il ritorno di Conte in Campania, però, merita un’ulteriore riflessione.
Nell’annunciare la presenza di Giuseppi a Salerno, infatti, i deputati pentastellati Andrea Cioffi, Angelo Tofalo e Nicola Provenza hanno chiarito l’obiettivo della «ampia coalizione di otto liste che ha trovato in Barone la sintesi dell’alleanza civica», cioè quello di «riprogettare la città di Salerno che oggi è abbandonata al suo declino». Il M5S, dunque, contesta un modello politico e amministrativo che De Luca non solo ha creato, ma ha sempre rivendicato con orgoglio e con la volontà di esportarlo in tutta la Campania. Inclusa Napoli, città dove invece Conte va a braccetto col governatore per guidare Manfredi a Palazzo San Giacomo.
Che cosa rivela l’atteggiamento dell’ex presidente del Consiglio? Sicuramente l’inconsistenza di fondo del M5S, a livello non solo politico ma anche programmatico. Non si comprende, infatti, quali critiche muovano i contiani al modello salernitano, da un lato, e quale modello propongano per Napoli, dall’altro. La stessa ambigua inconsistenza si riscontra quando Conte parla del capoluogo campano come di «una grande capitale europea», salvo poi fare dietrofront e scrivere al Corriere della Sera rispolverando l’idea di Milano come «locomotiva del Paese» destinata ad arrivare addirittura «al centro del mondo».
Insomma, qual è la direzione del M5S e su quali binari intende far viaggiare Napoli, Salerno, Milano, Roma, le altre grandi città al voto e l’Italia intera? L’interrogativo è destinato a rimanere senza risposta, almeno per ora, visto che il nuovo “capotreno” è abituato a sostenere tutto e il contrario di tutto. Certo è che un convoglio con un vagone che viaggia in direzione Napoli, un altro in direzione Salerno e un altro ancora in direzione Milano, è destinato a deragliare lungo il tortuoso e accidentato percorso che conduce candidati, partiti e coalizioni alla guida delle amministrazioni, con conseguenze devastanti anche per gli altri passeggeri che sono i cittadini. E di certi disastri non si avverte minimamente il bisogno. Né a Napoli né a Salerno né – c’è da scommetterci – a Milano.
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