È una banalissima locandina di Italianieuropei, la rivista (e la fondazione) che fa a capo da molti anni a Massimo D’Alema. Annuncia un dibattito, di quelli che si fanno adesso col telefonino, una specie di convegno virtuale (si dice: in remoto) organizzato per presentare il prossimo numero della rivista che si occuperà del post elezioni americane. Niente di clamoroso. Neanche il titolo, a prima vista, è clamoroso: “Il Cantiere della sinistra”. Vabbè.

Poi uno scorre i nomi dei partecipanti, e vede che sono tutti di rilievo. Tutti e dieci. Ma il sesto è un po’ particolare. I nomi, scritti sulla locandina in ordine alfabetico, sono questi: Giuliano Amato, Goffredo Bettini, Massimo D’Alema, Ida Dominijanni, Dario Franceschini, Matteo Renzi, Elly Schlein, Roberto Speranza, Nadia Urbinati, Nicola Zingaretti. Avete letto bene? Renzi. Esattamente lui. Il rottamatore. Il nemico numero uno, l’impostore, il caudillo. Renzi in casa D’Alema a discutere di politica e di strategie e di rifondazione della sinistra. Come sia stato possibile non si sa. Dicono che, al solito, il tessitore sia Bettini. Che se ne intende. E che è – forse – l’ultimo superstite della prima Repubblica in posizioni di rilievo. Comunque sia, il fatto è clamoroso. D’Alema e Renzi, per ora, non commentano. Ridacchiano. Sembrano soddisfatti. Renzi dice che no, “non è la pace, non è la pace per niente”. Difficile però non immaginare che da questo convegno possa cominciare un capitolo nuovo.

il Pd è un partito che è rimasto profondamente ferito dallo scontro feroce tra il vecchio leader ex comunista e il giovane Renzi. Fu senza esclusione di colpi. E Renzi riuscì – anche con l’aiuto in un primo tempo di Bersani – a mettere D’Alema fuori dai grandi giochi, poi addirittura a spingerlo alla scissione. Scissione che portò disastri per tutti. Per D’Alema, che si trovò chiuso in un partitino del 3 per cento quasi senza accorgersene, per Renzi che, sconfitto alle elezioni politiche del 2018, formò anche lui un suo piccolo partito (anche questo intorno al 3 per cento) e anche per il Pd, finito allo sbando per mesi e che pagò le varie scissioni con una discreta emorragia di voti che gli impedì di essere il primo partito italiano.

Ora c’è una svolta? D’Alema e Renzi torneranno a parlarsi? Cercheranno di immaginare insieme un futuro per la sinistra? La sinistra torna a scrutare orizzonti unitari? Per la verità l’ipotesi non è molto probabile. Per ora siamo solo a un timido incontro via cellulare. Però…
Però non si sa mai, la politica spesso prende strade che non ti aspetti. D’Alema e Renzi sono stati gli ultimi due leader di spessore della sinistra italiana, dopo la sconfitta rovinosa di Craxi e quella più soft di Occhetto. Hanno ancora qualcosa da dire? Possono dare una mano a una sinistra in ricostruzione che stenta a ritrovare una sua leadership? Vedremo.