Altro, nuovo, eclatante colpo di teatro del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Il giorno del Vaccine-Day, della partenza della campagna a livello europeo, dell’arrivo in pompa magna, scortate, monitorate e accompagnate da militari e telecamere delle scatole con le dosi del vaccino Pfizer-BioNTech in tutta Italia, il governatore “sceriffo” si è presentato all’ospedale Cotugno di Napoli, avamposto contro la pandemia, e si è fatto iniettare il farmaco. Non c’era mica nelle grafiche e nelle info-grafiche dei giornali, il governatore, tra i primi a ricevere l’inoculazione. Avrebbe dovuto aspettare il suo turno: le prime 9.750 dosi del farmaco toccavano a operatori sanitari, personale e ospiti delle Rsa. Apriti cielo.

L’imboscata di De Luca ha dato stura allo sfogo del sindaco Luigi de Magistris (“Indegno abuso di potere”), di Matteo Salvini (“Salta la fila e toglie il vaccino a chi ne ha bisogno”), di Giorgia Meloni (“Immediata chiarezza”), del Movimento 5 Stelle (“Inaccettabile”), di Nicola Fratoianni (“Arroganza inaccettabile”), e chissà di quanti altri. Avranno chi più chi meno preso poco e niente in considerazione un sondaggio SWG: il 34% degli italiani è contrario al vaccino, più di uno su tre. Chi non si sofferma (e come dargli torto) sui commenti sui social a post e notizie sul vaccino, non avrà letto sparate del tipo: “Lo prenda per primo Conte”, “Cominci Speranza”, “Lo facciano prima i politici”, e via dicendo. L’iniezione che serve a un Paese per anni sobillato e allevato a dosi di scie chimiche e rettiliani è di fiducia, e in questo caso non è un modo di dire.

 

De Luca da mesi continua a rivendicare un miracolo campano da 186.131 contagiati e 2.686 morti. Durante l’emergenza ha giocato a fare lo showman nelle consuete dirette del venerdì, ha collezionato sparate memorabili e grottesche, ha costretto a sorbirsi i vari lanciafiamme, i fratacchione, i cinghialoni, ha usato tratti truculenti per descrivere la situazione scadendo spesso nell’allarmismo, ha minacciato un nuovo lockdown totale scatenando una guerriglia di strada per poi fare marcia indietro, ha spinto il dibattito su toni via via più aggressivi contro gli oppositori, ha negato la Zona Gialla prima di Natale con un’ordinanza intorno alle 15:00 del giorno precedente al passaggio causando nuove proteste di piazza da parte dei ristoratori che hanno bloccato le strade. E ha paragonato, sarcastico e non proprio coerente, la campagna mediatica sul vaccino in arrivo allo sbarco in Normandia.

De Luca, comunque, stamattina se n’è andato al Cotugno. Il carico di 720 dosi era arrivato intorno alle 8:00 all’Ospedale del Mare. “Mi sono vaccinato – ha scritto su Facebook – Dobbiamo farlo tutti nelle prossime settimane. È importante per vincere la battaglia contro il covid-19 e tornare alla vita normale. Senza abbassare la guardia e rispettando le norme”. Ha postato una foto. Apriti cielo, dicevamo. Pur esprimendo solidarietà all’operatore X (probabilmente all’oscuro) che avrà dovuto cedere il suo posto al governatore, si comunica che secondo un sondaggio fresco fresco di Le Journal du Dimanche il 56% dei francesi non vuole farsi inoculare il farmaco, si ricorda che il generale Antonio Pappalardo è tornato oggi a esporre teorie a dir poco complottiste sul vaccino, si riporta la notizia di Repubblica secondo la quale nelle Rsa ci sono tanti operatori obiettori. E soprattutto si sottolinea che il vaccino non sarà obbligatorio. E anche giustamente. Questa è la situazione.

 

“De Luca si è vaccinato? Ha fatto benissimo, ogni polemica è pretestuosa – ha detto tra i pochi non indignati Vittorio Sgarbi ad Adn-KronosLe persone che hanno responsabilità pubblica non possono permettersi di ammalarsi e quindi non parliamo di privilegio. Mi sembra logico che dal presidente della Repubblica ai ministri, dai parlamentari a tutti coloro che hanno una rappresentanza abbiano una linea più veloce per vaccinarsi, che poi non è solo per la propria persona, ma proprio per un senso di responsabilità visto che non possono stare 20 giorni, per dire, malati”. E l’impressione è proprio quella: se a vaccinarsi fosse stato per primo il premier Conte o il Capo dello Stato Mattarella si sarebbe parlato di privilegio. Sgarbi la mette su un piano esecutivo.

Il primo italiano a ricevere il vaccino è stata Claudia Alivernini, infermiera, 29enne, dell’Ospedale Spallanzani di Roma. Una scelta simbolica, ricaduta sulla prima linea del contrasto alla pandemia, sulla stessa falsariga di quelle adottate in Canada e Stati Uniti. E quando è arrivato il turno di Joe Biden, prossimo Presidente USA, non è volata neanche una mosca. La scelta di De Luca se formalmente non è corretta, simbolicamente non è niente di scandaloso. Anzi.

Vito Califano

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