Il Consiglio dei ministri frena sulla norma salva-Comuni che eviterebbe il crac di 1.400 enti, in primis quello del Comune di Napoli, e rinvia la decisione ad agosto. Per ora le amministrazioni in difficoltà dovranno accontentarsi di un fondo da 500 milioni di euro. Non tutti potranno, però, beneficiare di questo “salvagente” lanciato dal Governo: il Fondo instituito presso il Ministero dell’Interno è a favore degli enti locali che abbiano visto peggiorare il disavanzo di amministrazione al 31 dicembre 2019 rispetto all’esercizio precedente, a seguito della ricostituzione del fondo anticipazioni di liquidità. E ancora: il maggiore disavanzo, determinato dall’incremento del fondo anticipazione di  liquidità, dev’essere superiore al 10% delle entrate correnti accertate, rendiconto 2019 alla mano.

Le risorse stanziate dal governo Draghi saranno suddivise tra i Comuni sulla base di un decreto del ministro dell’Interno, d’intesa con il titolare dell’Economia e la Conferenza Stato-città e autonomie locali, entro 30 giorni dalla data di conversione del decreto Sostegni-bis approvato ieri. I Comuni sull’orlo del dissesto, dunque, dovranno attendere un paio di mesi per ricevere risorse sufficienti appena a chiudere i bilanci, non certo a ripianare il deficit accumulato negli anni e che ora rischia si strangolarli una volta per tutte. Su questo fronte, il governo Draghi ha spostato al 31 luglio la data entro la quale le varie amministrazioni dovranno approvare i rispettivi rendiconti di gestione relativi al 2020.

Per ora sono queste le misure che il Governo ha deciso di mettere in campo per sostenere gli enti vicini al dissesto. Anche Napoli, quindi, dovrà accontentarsi di dividere il fondo con altri Comuni, quali Torino, Palermo e Lecce che versano nelle medesime condizioni. «Questa decisione è ancora troppo poco – commenta Carlo Marino, sindaco di Caserta e presidente dell’Anci campana, l’associazione che riunisce tutti i Comuni della regione –  È vero che si differisce il termine entro il quale le amministrazioni sono chiamate ad approvare i bilanci, ma sostanzialmente i Comuni, soprattutto quello di Napoli, senza un provvedimento importante avranno difficoltà non dico a governare, ma addirittura a sopravvivere e a garantire i servizi essenziali ai cittadini».

Tutto questo accade praticamente alla vigilia della sfida del Recovery Fund. «Adesso lo Stato deve assumersi la responsabilità del debito – afferma Marino – che è la conseguenza di una serie di atti normativi che hanno ingessato il bilancio dei comuni. E soprattutto deve intervenire sulle città che sono strategiche per lo sviluppo del Paese».
In Campania si contano 500 Comuni, Napoli è la terza città d’Italia e ha uno dei debiti complessivi più grandi: cinque miliardi di euro come riferito dall’ex ministro dell’Università Gaetano Manfredi che, proprio in ragione della drammatica situazione debitoria e delle scarse garanzie di sostegno, ha gentilmente declinato l’invito a candidarsi alla guida di Palazzo San Giacomo.

Il Governo, ora ha tre mesi di tempo per realizzare una norma che consenta ai Comuni di non farsi definitivamente schiacciare dal deficit e, dunque, di sopravvivere e continuare a garantire servizi ai cittadini. Dovrà farlo tenendo conto della sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato senza appello il cosiddetto “spalmadebiti”, impedendo di fatto alle amministrazioni locali di riportare i conti in positivo in trent’anni e concedendone tre, al massimo cinque. Un’impresa piuttosto ardua.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.