Il caso del numero 1 del tennis
“Djokovic può giocare gli Australian Open”, ribaltata la decisione del governo: rilasciato il numero 1 del tennis
A Novak Djokovic sarà restituito il passaporto e potrà partecipare agli Australian Open al via lunedì 17 gennaio. È quanto ha stabilito la sentenza della Corte Federale dell’Australia che ha annullato la decisione del Commonwealth di cancellare il visto del numero uno del tennis mondiale. Il Governo è stato anche condannato a pagare le spese legali e il tennista dovrà essere rilasciato entro 30 minuti. Secondo l legge australiana sull’immigrazione il governo può però ancora annullare il visto e bandire il campione dal Paese per tre anni.
Djokovic ricorreva contro la cancellazione del suo visto, avvenuta mercoledì scorso, al suo arrivo in Australia per difendere la sua corona agli Open e correre per il 21esimo titolo del Grande Slam. Il campione venne interrogato nella notte, bloccato in aeroporto e il suo visto revocato. È stato trasferito in una struttura di detenzione per immigrati a Melbourne. Aveva annunciato la sua partecipazione grazie a un’esenzione medica tramite un post sui social.
Per il governo l’esenzione medica a partire dalla quale avrebbe potuto partecipare al torneo, e concessagli da Tennis Australia, non soddisfaceva i requisiti d’ingresso nel Paese, dove tutti i non residenti devono essere completamente vaccinati contro il covid-19. L’infezione da covid-19 contratta a metà dicembre dal numero uno del tennis mondiale, come annunciato sabato scorso dagli avvocati in documento di una trentina di pagine, non era stata ritenuta una motivazione sufficiente a ottenere l’esenzione medica.
L’avvocato Nicholas Woods, alla guida della squadra di legali del tennista, ha accusato le autorità australiane di aver cancellato il visto “senza alcuna fondata evidenza”. Il legale ha affermato che il suo assistito “ha dichiarato di disporre di una esenzione medica”, rispettando la legge, e ricordato che le linee guida del Gruppo australiano di consulenza tecnica sull’immunizzazione (Atagi) prevedono la possibilità di “rinviare la vaccinazione contro la Covid-19 di sei mesi per le persone che abbiano ricevuto una diagnosi di positività al Sars-Cov-2 tramite test Pcr”.
Il giudice Anthony Kelly ha chiesto “cosa Djokovic avrebbe potuto fare di più per ottenere il visto” considerando proprio l’esenzione temporanea dal vaccino a chi è stato contagiato negli ultimi sei mesi. Il giudice ha quindi preso atto della documentazione presentata in aeroporto da Djokovic, con l’esenzione data da Tennis Australia e due pareri medici. Il giudice si è detto “molto preoccupato se il ministro usa la sua discrezione personale per annullare nuovamente il visto” ed espellere dall’Australia il tennista serbo. A confermare l’eventualità che il ministro dell’Immigrazione Alex Hawke possa usare i suoi poteri speciali per l’espulsione era stato anche il legale dell’esecutivo, Christopher Tran.
Il documento presentato dagli avvocati riportava la positività al virus di Djokovic risalente allo scorso 16 dicembre: altro caso nel caso visto che il tennista in quei giorni aveva partecipato a degli eventi pubblici, senza neanche indossare la mascherina, come si vedeva anche da alcune foto postate sui profili social ufficiali.
La Corte Federale ha disposto al tennista il permesso di lasciare il Park Hotel, dov’era confinato, per seguire l’udienza sul suo ricorso nuovamente aggiornata. Nei giorni scorsi, da parte di sostenitori e familiari del campione, erano state denunciate le condizioni nelle quali l’atleta era stato costretto. I genitori avevano paragonato il figlio a Spartaco e a Gesù Cristo – anche in Italia, nel fine settimana, alle manifestazioni No Vax erano comparse racchette e bandiere della Serbia. Non è stato chiarito presso quale dimora sia stato trasferito Djokovic, per il quale il tempo corre, a una sola settimana dal via al torneo. Il tira e molla potrebbe essere ancora lungo: entrambe le parti hanno la possibilità di presentare appello.
© Riproduzione riservata