Donatella aveva 27 anni e davvero tutta la vita davanti per rimediare a quelle scelte del passato che l’avevano portata in carcere. Ma la sua fragilità ha preso il sopravvento. E ha deciso di farla finita nella sua cella nel carcere di Verona. Era finita nel vortice della droga da cui però stava cercando di disintossicarsi. Stava lottando con tutte le sue forze per buttarsi alle spalle quel passato buio e il carcere dove era finita per qualche furto commesso proprio per la droga. Ce la poteva fare Donatella, anzi ce l’aveva quasi fatta: il suo legale stava lavorando per farle avere una misura alternativa che l’avrebbe potuta presto riportare tra le braccia del suo amato Leo, il fidanzato a cui ha lasciato il suo ultimo doloroso biglietto: “Leo amore mio, mi dispiace. Sei la cosa più bella che mi poteva accadere e per la prima volta in vita mia penso e so cosa vuol dire amare qualcuno ma ho paura di tutto, di perderti e non lo sopporterei. Perdonami amore mio, sii forte, ti amo e scusami”.

Al funerale di Donatella una delle sue migliori amiche ha letto una lettera del giudice di Sorveglianza Vincenzo Semeraro, come riportato dal Corriere della Sera. Le sue parole sono cariche di dolore e arrivano come pugni nello stomaco in un momento in cui solo da gennaio 2022 sono 48 i suicidi avvenuti in carcere. “Se in carcere muore una ragazza di 27 anni così come è morta Donatella, significa che tutto il sistema ha fallito. E io ho fallito, sicuramente…”, recita la lettera riportata dal Corriere.

“Conoscevo Donatella dal 2016 – continua la lettera – avevo lavorato con lei e per lei in tante occasioni, ultima delle quali nel marzo scorso, allorché la inviai in comunità a Conegliano. Inutile dire che la sensazione che provo è quella di sgomento e dolore… So che avrei potuto fare di più per lei, non so cosa, ma so che avrei potuto fare di più!”. Il giudice ha chiesto all’amica di “portare le mie condoglianze ai familiari, anche se in questo momento ho pudore, perché è ragionevole che chi era vicino a Donatella possa provare rabbia nei confronti delle istituzioni e di chi, più o meno degnamente, le rappresenta”.

A pochi giorni dalla morte di Donatella le sue amiche hanno messo su una pagina faceboook “Sbarre di zucchero… quando il carcere è donna in un mondo di uomini”, per portare avanti la memoria e raccontare un mondo, quello del carcere al femminile, troppo spesso dimenticato. Su questa pagina si legge il doloroso saluto delle amiche a Donatella: “Ci impegneremo per mantenere vivo il tuo ricordo…”.

“Cara Donatella – legge nella lettera dell’amica Ilenia – È così che ci lasci, ma come, non ci eravamo promesse di incontrarci fuori? si fuori da lì ora lo sei veramente. Sei sempre stata una buona ragazza, una mattacchiona, ma hai tenuto sempre uno spirito allegro e ci hai fatto ridere tanto per non parlare di quante volte con le assistente hai fatto valere i tuoi diritti, anche se alla tua maniera, ma eri dalla parte del giusto sempre! ci siamo conosciute nel 2016 sei stata la persona con la quale ho passato più tempo in quel posto. Ti ricordi la torta che ti preparai il tuo 26esimo compleanno eri triste e disperata già allora ma tu mi promettesti che ce l’avresti fatta con tutte le tue forze. Ecco questo sistema ti ha risucchiato, e per nulla ti ha aiutato, ne abbiamo passati tanti momenti duri e nessuno pensava che arrivassi un gesto così stupido e nonostante tutto coraggioso. Quante guerre dentro di te, e con loro in divisa che soprattutto non hanno saputo aiutarti fino in fondo. Non c’è niente di più doloroso che pensare ai tuoi occhi e il tuo sorriso, e alla tua giovane età e dei tempi trascorsi a lottare per riavere la libertà. Non meritavi per piccole cose tutto questo tempo rinchiusa. All’improvviso hai deciso di salutarci, e noi ora dovremo rassegnarci, al fatto che non tornerai più. Alla morte di un’amica dovremmo considerare che i destini attraverso la fiducia hanno affidato a noi il compito di una doppia vita, che d’ora in poi dobbiamo mantenere la promessa della vita della nostra amica anche, nella nostra, al mondo. Ci manchi già tanto le tue amiche di sempre di continuo sostegno reciproco nonostante il grande disagio. Sorelle nell’anima”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.