Una storia drammatica di povertà e solitudine che ora si tinge di giallo. Natalie era una donna ucraina sulla sessantina che da anni viveva in strada, i giardinetti di Santa Teresa degli Scalzi, a Napoli, erano diventata la sua casa a cielo aperto. Passava lì le sue giornate e nel quartiere la conoscevano tutti. C’era chi si fermava a chiacchierare con lei, chi le regalava qualche spicciolo e chi un pasto caldo. Qualche settimana fa la tragedia: Natalie viene ritrovata senza vita. È morta in un giorno freddo tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo quando il tempo fa brutti scherzi e le temperature di sera calano bruscamente. Per chi vive all’addiaccio l’inverno è un incubo. E così tutti avevano pensato la medesima cosa: sarà morta di freddo.

La sua salma è stata ritirata dalla polizia mortuaria, a piangerla solo i suoi amici che come lei vivono in strada. Natalie una famiglia qui non ce l’ha e non ha avuto neanche un funerale degno, una preghiera e una candela accesa. Sembrava una storia triste finita in tragedia. Ma ora un’ombra, un’ipotesi agghiacciante si fa largo tra le altre: forse Natalie è stata avvelenata. «Un signore, un senzatetto per la precisione, mi ha detto che tramite l’autopsia si è scoperto una cosa che mi ha fatto rabbrividire» racconta Carlo Restaino consigliere della terza municipalità Stella, San Carlo all’Arena e da sempre attivo sul territorio con iniziative sociali e culturali. «Natalie è stata avvelenata. Io ora non so la veridicità di questa notizia – continua il consigliere – ma se fosse vera bisognerebbe trovare l’assassino o gli assassini di Natalie perché un atto del genere oltre a essere qualcosa di orribile è anche un qualcosa che va al di là di ogni immaginazione. Mi informerò personalmente per scoprire la verità» conclude.

Il clochard amico di Natalie che divideva con lei il dolore e le difficoltà di chi vive in strada in una città straniera non è l’unico a sostenere la tesi dell’avvelenamento, nel quartiere molti confermano questa ipotesi che fa venire i brividi solo a pensarci. Forse Natalie dava fastidio a qualche esercizio commerciale nelle vicinanze dei giardinetti, o forse “una bravata” (spesso viene definita, in modo agghiacciante, così) firmata da qualcuno. Negli anni scorsi sempre a Napoli ci sono stati diversi episodi di aggressioni immotivate ai danni dei senza tetto. Nel 2017 ignoti picchiarono, accoltellarono e bruciarono il giaciglio di un clochard. Il motivo? Una ragazzata, un gioco finito male.

L’ipotesi dell’avvelenamento non è dunque da escludere ma solo l’autopsia potrà chiarire se davvero la signora ucraina sia stata uccisa o sia morta per cause naturali. Anche se di naturale nel morire di freddo, nell’indifferenza di tutti, soprattutto delle istituzioni non c’è proprio niente. «Non posso richiedere l’esito dell’autopsia perché non sono un parente – spiega Restaino- credo ci siano vincoli per la privacy. Ma sto cercando comunque di informami e capire come posso fare per arrivare alla verità». La verità, quella certa, è che ci siamo tutti abituati alla banalità del male ma una vita non vale meno di un’altra. E a volte, la voce chi di non ha il privilegio di essere ascoltato ci ricorda con prepotenza quando siamo sordi alle richieste di aiuto.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Affascinata dal potere delle parole ha deciso, non senza incidenti di percorso, che sarebbero diventate il suo lavoro. Segue con interesse i cambiamenti della città e i suoi protagonisti.