Oggi alla Camera il voto finale sulla Riforma Cartabia, che nella notte ha ricevuto la fiducia per ciascuno dei due articoli: voto in nottata e a rischio defezioni tra i Cinque Stelle, malgrado Giuseppe Conte avesse assicurato un “sostegno compatto”, prima ai giornali e poi alla ministra Cartabia, nelle more della celebrazione della strage di Bologna. Con la Riforma del processo penale è stato approvato un emendamento presentato da Enrico Costa (Azione), a cui il governo e il relatore Franco Vazio hanno dato parere positivo: per gli indagati o imputati che risultano assolti arriverà adesso il “diritto all’oblio” sui motori di ricerca, attraverso la deindicizzazione delle notizie relative ai procedimenti penali a loro carico.

I deputati di Alternativa c’è hanno occupato i banchi del governo come gesto di protesta contro la riforma della giustizia. I deputati del gruppo di minoranza, ex appartenenti al gruppo M5s, protestano contro la limitazione degli spazi del Parlamento. La seduta è però ripresa quasi subito, con l’invito del presidente della Camera Roberto Fico a sgombrare i banchi del governo. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà ha annunciato la questione di fiducia protetto dai commessi mentre i deputati di Alternativa C’è urlavano “Vergogna, vergogna”. La protesta si è però chiusa dopo pochi minuti.

Il peso politico di Conte non si apprezza ancora, anche se lui si batte il petto: «Essere in questo governo ci ha permesso di apportare miglioramenti significativi per tutti gli italiani. Senza di noi non ci sarebbero stati. Il disegno originario della riforma avrebbe provocato un collasso della giustizia penale. Non potevamo permetterlo». I rumors parlano di una imbarazzante messinscena. Draghi sulla riforma Cartabia ha incontrato Conte liquidandolo dopo poco meno di quindici minuti. Una messa alla porta sbrigativa che ha indotto Casalino a chiedere una saletta per una telefonata riservata e urgente. Accordata la saletta a Chigi, la delegazione M5S è uscita in pompa magna dopo una ulteriore mezz’ora, andando incontro ai giornalisti all’uscita dallo scalone d’onore. Il proscenio ideale dove raccontare di aver avuto un lungo e intenso faccia a faccia con il premier, culminato con i pugni sbattuti sul tavolo. Una pièce teatrale sulla quale, calato il sipario, piovono più fischi che applausi. Mentre tra i pentastellati passa la linea del “silenzio assenso”, le fibrillazioni escono dal Parlamento e dilagano sui social.

Il coordinamento “Parola agli Attivisti”, animato su Facebook da Daniela Castiglione, è tra i più attivi nel coinvolgere decine di migliaia di iscritti. «Non ci sentiamo rappresentati da questo statuto», scrivono. E invitano tutti a votare no sulla piattaforma Skyvote, dove si poteva però anche proporre e votare una modifica statutaria. La querelle con Beppe Grillo è stata lunga e sfibrante, ora dietro le quinte bisogna capire se i gruppi Facebook sono spontanei o meno, nati cioè sotto la spinta di qualche rivale interno del nuovo assetto (e della piattaforma telematica neutra su cui si vota). Conte conosce la fronda interna e quanti iscritti osteggino il voto favorevole al nuovo statuto ma si sforza di dissimulare: «Spero che sia una grande festa di democrazia per il Movimento 5 stelle e ci sia grande entusiasmo in questo nuovo corso». L’entusiasmo non è leggibile. La dissidenza circola da una chat all’altra. Toninelli e Lezzi, Di Battista e Casaleggio sono per la prima volta insieme, dall’altra parte. Alfonso Bonafede ha votato la fiducia ma dietro le quinte tutti sanno quale sia il suo stato d’animo. Il ruolo incerto del Garante, l’incognita del terzo mandato, la fine del Movimentismo a favore del partito tradizionale non convincono. È ancora Daniela Castiglione, dissidente che mette insieme gli oppositori allo statuto, a suonare la carica: «Non possiamo che esprimere con determinazione il nostro “No” al nuovo statuto proposto per il MoVimento 5 Stelle. Il percorso sviluppato attraverso gli Stati Generali rappresenta ancora oggi un’occasione da non perdere per ripartire insieme».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.