Mario Draghi, dopo la riunione del Consiglio Europeo, ha parlato con i giornalisti di varie questioni. Tra le quali ha avuto un risalto particolare il problema dei migranti. Anche perché il Consiglio Europeo doveva rispondere alla lettera inviata da 12 governi europei, non solo dell’Est, nella quale si chiedeva all’Europa di finanziare muri anti-migranti. Draghi, con la sua calma e anche con la sua ironia, ha parlato di eterogenesi dei fini. Cioè ha detto che la proposta di finanziare i muri è stata nettamente respinta e che oltretutto si è finalmente riaperta la partita del “patto per l’asilo e per l’emigrazione”. Draghi ha spiegato che l’Italia è in prima fila, insieme ai più importanti governi dei paesi europei, nel respingere la spinta sovranista e xenofoba. E che sulle sue posizioni ha trovato il chiaro appoggio della presidente della Commissione Ursula Von der Leyen.

Il presidente del Consiglio italiano già nei giorni scorsi aveva parlato della necessità di organizzare e governare l’accoglienza, evitando gli atteggiamenti di chi spinge a considerare i migranti e gli esuli come avversari da scacciare. Ieri ha portato questa sua posizione nella sede più importante e potente, e si è posto alla testa dei paesi che si oppongono alle tentazioni nazionaliste. Non è una caratteristica minore della sua Presidenza. Non c’è dubbio che in pochi mesi l’immagine dell’Italia nel mondo è cambiata radicalmente. Su molti terreni e spesso proprio per il prestigio personale del capo del governo. Ma in modo specialissimo sulla vexatissima questione dei migranti. Noi eravamo abituati ai governi gialloverdi, quelli di Lega più Cinque Stelle, che avevano assunto una posizione tra le più estreme, in Europa, sulla linea dei respingimenti. E non è che le cose fossero cambiate molto col successivo governo giallorosso. Del resto proprio l’altro ieri sono usciti i dati sui respingimenti italiani. Risulta che con il governo 5 Stelle-Pd i respingimenti sono stati tre volte di più rispetto all’epoca di Salvini. C’è da stupirsi, o magari non tanto. Anche perché la linea dura verso i migranti e i naufraghi era stata avviata prima ancora, al tempo di Minniti agli Interni e dell’offensiva di una parte delle procure siciliane contro le Ong.

La svolta impressa da Draghi sulle politiche verso i migranti è molto importante. Perché avviene sicuramente in una fase nella quale per parlare di accoglienza è necessario andare controcorrente. Ma forse, data anche l’autorevolezza che il premier si è conquistato, può finalmente spingere l’opinione pubblica verso posizioni meno reazionarie. Che poi, una volta, era quello il senso della politica. Era la politica a influenzare l’opinione pubblica e spesso a guidarla. Poi ha prevalso il populismo, che è l’opposto. Magari quella lucina che vediamo in fondo al tunnel non è una illusione.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.