Dopo la sconfitta alle amministrative, i leader del centrodestra Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi si sono incontrati nella giornata di ieri per fare il punto sulla tenuta della coalizione.

Appuntamento a Villa Grande, sull’Appia antica a Roma, dove il padrone di casa Berlusconi ha accolto i leader di Lega e Fratelli d’Italia per un pranzo. Il Cavaliere è tornato nella Capitale dopo un’assenza durata otto mesi. L’ultima sua trasferta romana risale alle consultazioni avviate da Mario Draghi, lo scorso febbraio, nella fase precedente alla formazione del suo governo.

Il vertice dei tre leader

La proposta di un incontro tra i tre è stata lanciata da Meloni, dopo l’esito deludente dei ballottaggi. La leader di FdI ha chiesto “maggiore chiarezza e coesione” agli alleati del centrodestra: Meloni è infatti convinta che la sconfitta elettorale sia stata determinata dalla confusione degli elettori che vedono “tre partiti con tre posizioni differenti“.

Ma l’incontro di ieri si è svolto in un clima disteso, sbrigando un po’ di corsa i temi cardine della tenuta del centrodestra. Durante il pranzo nella villa che fu di Franco Zeffirelli i leader non hanno trattato il tema della leadership né c’è stata un’autocritica per la sconfitta elettorale che Fi attribuisce alle candidature sbagliate nelle principali città chiamate al voto.

Al termine del vertice, che ha avuto un esito scontato, i leader hanno comunicato con una nota l’intenzione di muoversi all’unisono. Il centrodestra continuerà “a lavorare come coalizione e ha confermato conseguentemente la propria indisponibilità a sostenere un cambiamento della legge elettorale in senso proporzionale“.

E hanno rilanciato il tema delle elezioni della presidenza della Repubblica per cui, anche in questa occasione, il centrodestra sarà compatto nella scelta del prossimo Capo dello Stato che cadrà a febbraio. “Ma abbiamo tempo per parlarne perché siamo a ottobre“, ha detto Salvini, ventilando l’ipotesi di una rosa di nomi favorevoli al centrodestra e dalla quale non si esclude quello di Berlusconi.

La coalizione vuole mantenere il punto sull’attuale sistema elettorale: il Rosatellum, il sistema misto proporzionale e maggioritario con doppia soglia di sbarramento e premio per le coalizioni. Tira dritto quindi sul sistema elettorale vigente e rigetta l’ipotesi di un sistema proporzionale che, secondo il leader della Lega Salvini, “significa il caos“.
E che rilancia: “Noi vogliamo un sistema che la sera del voto ti dice chi governa, chi ha vinto e perso, quindi un sistema maggioritario. A noi va benissimo l’attuale legge. Se qualcuno a sinistra vuole modificarla, possiamo ragionare ma di una legge ancora più maggioritaria. Quindi il ritorno al caos con 62 partiti e partitini, dal centrodestra unito avrà un no secco“, ha detto il leader del Carroccio.

Guerra tra i forzisti

Mentre il centrodestra fa la pace, si alimentano i malumori in Forza Italia. All’incontro non è stato invitato Coraggio Italia, la quarta gamba della coalizione.

E nella campagna romana arrivano gli echi delle polemiche che stanno agitando il partito di Berlusconi. Il pranzo di ieri nella villa del Cavaliere è stato letto come un appiattimento di Berlusconi su posizioni che rinnegano la sua natura moderata. Ma lo sfogo è arrivato in serata, all’assemblea dei deputati azzurri in occasione dell’elezione del successore di Roberto Occhiuto, capogruppo di Fi uscente alla Camera. Il suo ruolo è passato nelle mani di Paolo Barelli.

Mariastella Gelmini, ministra degli Affari regionali, ha incontrato a palazzo Vidoni Mara Carfagna e Renato Brunetta e ha ribadito di non avere alcuna intenzione di lasciare Forza Italia; la ministra sarebbe però determinata a fare fino in fondo la sua battaglia per il cambiamento, solo ed esclusivamente dentro il partito.

Ma l’insofferenza nel partito arriva da lontano. “Berlusconi gli eventi se li è sentiti raccontare dal chiuso di Arcore o di palazzo Grazioli. E ha avuto solo una parte della verità. Gli è stato detto che noi al governo siamo draghiani e non siamo più berlusconiani, gli è stato raccontato che sulla giustizia non avremmo fatto il nostro dovere in Consiglio dei ministri. Gli è stato detto che ci saremmo venduti.” E’ lo Lo sfogo di Mariastella Gelmini all’assemblea dei deputati di Forza Italia, registrato in un audio diffuso da Repubblica.

Le parole della ministra testimoniano la lunga faida sotterranea tra l’ala “moderata” e quella “sovranista” del partito azzurro. Il casus belli è l’elezione del nuovo capogruppo, con Gelmini, Carfagna e Giacomini – il candidato proposto dall’ala governista – che avrebbero provato a convincere Berlusconi della necessità di una votazione democratica con scrutinio segreto rispetto alla scelta di Barelli senza un reale confronto interno. Polemica sedata quando Giacomoni ha ritirato la candidatura.