L'attaccante belga in scadenza di contratto
Dries Mertens vuole restare al Napoli: “Non mi interessano i dollari, qui sono felice”
Dries Mertens lo chiamano ormai “Ciro” e a Napoli si sente a casa. Dal primo momento. Fosse per lui rimarrebbe ancora, ben oltre la scadenza del contratto fissata al 30 giugno 2022. “Io sto qua. Ho un contratto con opzione a favore del club. Aspetto e poi si vedrà. So che esistono due strade, una è quella dell’addio. E so anche che nel momento in cui sarà inevitabile salutarsi, a casa Mertens piangeranno tutti, io, Kat, anche il bambino, mi creda. Io qui sono un uomo felice e lo è la mia famiglia. Ma bisogna essere realisti e pratici: il Napoli potrebbe non avere più bisogno di me e spero non accada subito, però nel caso in cui questo si dovesse verificare, io tenderò la mano, sarò grato per avermi dato la possibilità di appartenere a questo mondo e di avermelo fatto apprezzare. Non dimenticherò un solo istante”.
Mertens è già l’atleta che ha segnato più di ogni altro in maglia azzurra: 143 reti. Con la moglie Kat Kerkhofs stanno per avere un figlio, che dovrebbe nascere a marzo 2022. Sull’albero di Natale l’indizio: si chiamerà Ciro? “Non mi interessano i dollari, mi basta Napoli”, il sunto della lunga intervista che l’attaccante ha rilasciato a Il Corriere dello Sport. Un dialogo ricco e pieno di spunti che ha attraversato tutta l’esperienza di Mertens in azzurro.
Si definisce “un buon giocatore, non un fenomeno. Ma uno che ha lavorato e si è impegnato per migliorarsi”. Il migliore con cui ha giocato invece è il Gonzalo Higuain del record di gol in Serie A: “Non ha eguali – ha detto – Io sono compagno in Nazionale di De Bruyne e di Lukaku, che rappresentano eccellenze. Ma il Pipita di quella stagione faceva di tutto e giocava per la squadra. Fu un mostro”. Victor Osimhen ha un “potenziale spaventoso”. Il miglior Napoli invece fu “il secondo di Sarri”, dopo la partenza di Higuain per la Juventus, quando l’allenatore toscano lo spostò al centro dell’attacco facendolo diventare l’attaccante più prolifico della storia del Napoli: “Vado anche in porta – disse – Perché io in panchina ci sto male. La sorte quella volta fu carogna con Milik, al quale auguro tutte le fortune che merita. Giocatore fortissimo. Ma si fece male, lui che era l’erede del Pipita, e così mi ritrovai là in mezzo. Non è andata male, vero?”.
Il miglior allenatore però è “Spalletti – ha risposto ironico – così mi fa giocare anche domenica”. La strategia per convincere il presidente Aurelio De Laurentiis è quella di “segnare tanto”. La carta a sorpresa: “Invece di andare in giro a buttare soldi, per compare un attaccante nuovo, gli concedo la possibilità di tesserare mio figlio. Ha un centravanti giovane, con una carriera lunga davanti a sé. Ed io non devo mollare né la casa, né tantomeno Napoli”.
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