Il vaccino c’è, parla russo e poco importa se non ha completato la sperimentazione clinica standard: «È estremamente efficace, induce una forte immunità. Ha passato i test che servivano. E lo ha provato anche mia figlia», ha detto Vladimir Putin in diretta tivù annunciando la vittoria in una gara globale che evidentemente a Mosca è stata vissuta come la corsa allo spazio col lancio del satellite Sputnik, il cui inatteso “bip-bip” nell’ottobre del ’57 fece tremare l’Occidente. Infatti il vaccino l’hanno chiamato proprio “Sputnik V”. E lo sfruttamento propagandistico del risultato ha toni kruscioviani, o addirittura da sbarco sulla Luna: «Un primo grande passo per il nostro Paese e in generale per il mondo», ha chiosato il Presidente. A cui una botta di popolarità non può che giovare, visto che i suoi rating sono ai minimi di sempre. Il problema è che sull’efficacia e sulla sicurezza di questo vaccino ci sono parecchi dubbi.

L’agenzia del farmaco russa lo ha già approvato. È la prima autority farmacologica al mondo a dare il via libera a un prodotto del genere. Dopo l’estate inizieranno ad essere vaccinati i medici, gli infermieri, gli insegnanti e gli appartenenti alle altre categorie a rischio, rende noto il governo. Dal 1° gennaio, il prodotto sarà disponibile per tutti. In teoria è un’ottima notizia: con 900mila casi, la Russia è il quarto paese maggiormente colpito dalla pandemia. E poi c’è l’export: 20 Paesi di Asia, Medio Oriente e America Latina si son già fatti avanti, ha detto il capo del Fondo sovrano d’investimenti russo Kirill Dimitriev. In pratica, la cosa è ben più complessa. Il fatto è che lo “Sputnik V” è stato sperimentato sugli esseri umani per soli 55 giorni, e solo su 152 persone: si legge sul sito dell’Istituto Gamaleya, che lo ha sviluppato. Il trial su larga scala che gli addetti ai lavori chiamano “fase tre” e può durare molti mesi è stato saltato a piè pari, come risulta anche dalla documentazione in mano all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Solo durante la “fase 3” – che Gamaleya farà soltanto nel futuro – si possono identificare gli effetti collaterali più subdoli e si può valutare l’efficacia su un campione ampio della popolazione. Le authority sanitarie del resto del mondo saranno di certo assai più severe di quella di casa, rispetto allo “Sputnik V”. Molti esperti ritengono che l’annuncio di Putin abbia più a che fare con la politica che con la scienza. E che iniziare una somministrazione di massa senza le verifiche universalmente adottate possa essere molto pericoloso.

«Non mi vaccinerò con questo prodotto, né farei mai vaccinare i miei pazienti», dice al Riformista Anastasia Vasilieva, medico e segretario del sindacato russo di medici Alianz. «È estremamente rischioso utilizzare un vaccino che difetta di sperimentazione e di chiarezza su quanto sia sicuro. Potrebbero, per esempio, esserci effetti negativi a lungo termine sul sistema immunitario». Della stessa idea un altro camice bianco moscovita, che abbiamo raggiunto telefonicamente e che preferisce restare anonimo per il timore di conseguenze sul posto di lavoro: «Non mi vaccinerò, e sconsiglierò i miei pazienti, fin quando non ci saranno test su un campione 100 volte più ampio. Servirà almeno un anno. I nostri immunologi sono bravi, ma è stato fatto tutto troppo in fretta. Questa è solo propaganda. Meno male che a quanto pare la vaccinazione non sarà obbligatoria ma su base volontaria». Alla domanda se lo “Sputnik V” possa creare nel corpo umano condizioni che paradossalmente favoriscano l’infezione invece che evitarla, il direttore dell’Istituto Gamaleya Alexander Gintsburg ha risposto che il vaccino – basato sull’adenovirus umano come quello in sperimentazione tra Oxford e Pomezia – non include particelle vive di virus: «Non possono moltiplicarsi, e quindi non possono danneggiare l’organismo», ha detto Gintsburg alla testata giornalistica Rbc. «Balle», commenta la dottoressa Vasilieva. «Questo vaccino è composto da una serie di proteine inesplorate, sconosciute, delle quali non si sa esattamente la provenienza. Può essere pericoloso quanto il coronavirus stesso».

Pochi giorni fa, l’Associazione per la ricerca clinica (Acro), di cui fanno parte le principali aziende farmaceutiche internazionali, aveva chiesto al ministero della Salute russo di non affrettare le cose, col vaccino – di cui da tempo si sapeva lo stadio avanzato di sviluppo.
Le due figlie di Putin sono un segreto di Stato: non esistono foto né indirizzi di residenza. Il Presidente non ha specificato se a essere inoculata sia stata Maria o Ekaterina. Le sue parole sembrano comunque confermare quanto aveva scritto tempo fa l’agenzia Bloomberg: le prime dosi del vaccino russo erano state riservate alla élite associata al potere politico. «Mia figlia si sente bene e ha un alto numero di anticorpi», ha detto Putin. Aggiungendo che nel giorno della prima iniezione la donna ha avuto la febbre a 38, scesa a 37 dopo 24 ore. Lieve e passeggera alterazione della temperatura anche per la seconda iniezione.

Il farmaco ha due componenti e sarà disponibile in fiale da 0,5ml. Nel mondo, oltre 30 degli oltre 165 vaccini in via di sviluppo sono alla fase della sperimentazione umana. Quattro sono già alle fasi finali, rileva l’Oms. I regulator dei Paesi occidentali non si aspettano che un vaccino possa essere nelle farmacie prima della fine di quest’ anno, se tutto va per il meglio. I dubbi sullo “Sputinik V” sono legittimi e doverosi, a giudicare dai fatti e dalla documentazione al momento disponibili. Se fossero fugati da una sperimentata e quindi reale efficacia e da una sperimentata e quindi reale sicurezza, sarebbe la cosa migliore per tutti: il covid ha fatto almeno 734mila morti, finora. A quanto pare, a far da cavia in questo esperimento saranno i russi. Compresa la figlia di Putin.