Le elezioni in Europa sono state frastagliate, articolate, come era ovvio che fosse, perché hanno votato 27 paesi con storie politiche, sistemi politici e tradizioni politiche diverse, alcune antiche e consolidate, altre più giovani. E quando vanno a votare 27 nazioni diverse poi è difficile portare a sintesi quello che accade e trovarvi un senso, anche se alla fine tutto si raccoglie dentro un Parlamento europeo che è composto fondamentalmente da sette famiglie.

Questione di maggioranza

Ieri si erano usate parole grosse per descrivere queste elezioni. Molti titoli avevano parlato di svolta a destra, onda nera. Oggi, giustamente, comprensibilmente, questi primi titoli ad effetto sono un po’ ridimensionati, perché in realtà ci sono delle variazioni numeriche nel Parlamento europeo, ma non così significative da determinare cambi di maggioranza. La maggioranza del prossimo Parlamento sarà formata dai popolari, dai socialisti, dai centristi; forze che ce la farebbero a governare anche senza i conservatori (Il partito di cui è presidente proprio Giorgia Meloni) e naturalmente nelle trattative si vedrà se questa maggioranza che c’è si allargherà anche ai conservatori, o altre forze minori, ai Verdi, eccetera, oppure questo non avverrà.

Le variazioni

Tanto rumore per nulla quindi? Su scala europea forse sì, perché in realtà non ci saranno variazioni fondamentali ma meno su scala nazionale, perché appunto in alcuni paesi il voto è stato un terremoto, cioè un grande sondaggio sullo stato di salute dei governi, che è pessimo in Francia, in Germania, in Belgio e in altri, ma buono in Italia, dove la Meloni può considerarsi come la vera vincitrice del voto. In sintesi: l’Europa dovrà fare cose molto importanti, di cui non si è affatto discusso in campagna elettorale. In primis decidere che fare con due guerre alle porte di casa, come attrezzarsi per far fronte a due colossi economici e politici come USA e Cina, e con un terzo soggetto come la Russia che preme sui suoi confini, ma al momento non appare preparata per farlo, anche per una carenza di visione e di leadership, mentre invece nelle diverse nazioni ci saranno delle conseguenze, certamente in alcuni Stati importanti, come in Francia, dove il 30 giugno si voterà per le legislative, elezioni che Macron ha lanciato come una sorta di sfida disperata dopo la sconfitta di domenica, e peraltro non dimentichiamo che ci saranno anche le elezioni in Gran Bretagna dove si voterà il 4 luglio, che certo non è Europa politica, ma pur sempre Europa.

 

Le conseguenze in Italia

In Italia si apriranno discussioni seppur non significative dentro il centrodestra per trovare un assetto conseguente al voto che ha premiato Forza Italia e punito un po’ la Lega; nel centrosinistra la Schlein si è rafforzata, ma adesso, dopo aver vinto la gara per la sopravvivenza, dovrà dotarsi di una politica di alleanze per creare una alternativa alla Meloni e non sarà semplice, perché i suoi alleati principali, i Cinque Stelle, sono in una crisi nera e vedremo come, quando e in che misura sarà insidiata la leadership di Conte. Anche all’interno del partito la Schlein dovrà fare i conti con coloro che hanno preso tanti voti, che sono gli amministratori locali, figure legate ai territori, che non sono emanazione della Schlein, la quale era partita dicendo che voleva far fuori i ‘cacicchi ‘e ora se li trova tutti catapultati a Bruxelles. Naturalmente le fibrillazioni ci saranno e molto forti nel centro, che è uscito devastato dal voto ma senza il quorum, perché non ce l’hanno fatta né Renzi né Calenda, ma diciamo che se dovessi isolare un tema tra quelli che, in particolare nel centro-sinistra, potrebbero esser importanti per il futuro, io partirei dall’importanza dei territori.

L’importanza dei territori

Perché non dimentichiamo, c’è stato anche un dato importante, che è stato un po’ oscurato dal voto europeo: si è votato in molte città importanti, Firenze, Bari ed altre, e nelle amministrative si è votato parecchio di più che nelle europee, perché i cittadini sentono naturalmente più vicini ai loro problemi i territori, i sindaci, gli amministratori locali. I politici legati ai territori hanno preso molti voti e teniamo presente che nei territori il centro-sinistra mostra una tenuta anche maggiore che non a livello generale e dunque dovessi dire la mia, dare una indicazione per il futuro, direi che è dai territori che nascono i leader. E questo è un problema che vale per tutti. Se la politica, anche dopo questo voto, vuole trovare giorni migliori, è ai territori che deve guardare.

Dal podcast RifoNews di martedì 11 giugno