Mercoledì 20 dicembre si terranno nella Repubblica Democratica del Congo le elezioni presidenziali ed il gigante africano è ormai in fibrillazione. Per la presidenza dello stato africano sono in corsa quattro principali candidati e qui si decide il futuro dell’intera Africa centrale. Il presidente in carica Felix Tshisekedi è stato eletto nel 2018 e dopo un inizio molto difficile è riuscito a portare avanti la complicata gestione del paese. Felix Tshisekedi è figlio del più importante oppositore Etienne Tshisekedi ed è diventato presidente con un’elezione molto contestata e soprattutto ha dovuto fare i conti con un parlamento ancora controllato dai deputati fedeli all’ex presidente Joseph Kabila ed il primo anno di presidenza è stato dominato dai kabilisti.

Elezioni Congo, 44 milioni di elettori per 100mila candidati

Ma soprattutto l’est  della Repubblica Democratica del Congo non ha mai conosciuto la pace in tutti questi anni e nel grande paese africano sono ancora milioni gli sfollati che hanno dovuto abbandonare le proprie case per gli attacchi di una delle 130 milizie che terrorizzano da decenni le province orientali. Queste elezioni dovrebbero vedere la partecipazione di circa 44 milioni di elettori, su una popolazione di 100 milioni, e ben 100mila candidati in corso per una carica. In un paese enorme e senza strade ogni tipo di comunicazione diventa complicata, compresa la distribuzione delle schede elettorali. Il paese vive anche una profonda crisi economica con i due terzi della popolazione sotto la soglia della povertà e l’80% dei giovani senza lavoro.

Elezioni Congo, chi sono i candidati alla presidenza

La stessa moneta congolese soffre di continue svalutazioni ed il suo potere d’acquisto si sta azzerando. La corsa alla presidenza oltre che Felix Tshisekedi, vede Martin Fayulu che si era dichiarato vincitore anche nell’ultima tornate e per molti era stato vittima di brogli, Moise Katumbi, ricchissimo businnesman già governatore della provincia mineraria del Katanga ed infine il dott. Denis Mukwege premio Nobel per la Pace nel 2018. In realtà solo i primi due sono dei veri contendenti, perché Katumbi ha un seguito elettorale solo nelle province meridionali ed il dott. Mukwege è un outsider che non ha nessuna speranza. Nella Repubblica Democratica del Congo ci sono quasi 7 milioni di sfollati fra interni ed esterni ed a questi cittadini non verrà data la possibilità di voto.

Tutto l’est di questo stato di oltre 2 milioni di chilometri quadrati è in uno stato di guerra e nemmeno qui sarà possibile votare. Sono inoltre prevedibili scoppi di violenza che in questi mesi di campagna hanno visto l’uccisione di due candidati proprio in Kivu, l’area preda delle milizie. Sarà necessario aspettare fino al 31 dicembre per conoscere i risultati elettorali e non mancheranno le accuse di frode. L’Unione Europea ha ritirato i suoi osservatori per la poca sicurezza e le forze dell’ordine congolesi difficilmente saranno in grado di gestire questa delicata situazione. Sembra proprio che anche questa volta non sarà possibile parlare di autentiche elezioni democratiche per il martoriato Congo che da decenni aspetta di conoscere pace e stabilità.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi