Il Corno d’Africa ha visto per la sesta volta il fallimento della stagione delle piogge e quando le piogge sono arrivate sono state devastanti provocando inondazioni e morte. Etiopia, Kenya e soprattutto la Somalia stanno attraversando un’emergenza climatica che si è già trasformata in catastrofe umanitaria. Secondo i dati diffusi dal World Food Programme oltre 25 milioni di persone di questa area si trovano in una situazione di grave insicurezza alimentare e si prevede che ci saranno oltre 5 milioni di bambini con problemi di malnutrizione.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato che in Somalia ci sono stati oltre 43mila morti a causa della siccità nel 2022 e  la metà di questi erano proprio bambini. Questa drammatica situazione ha anche causato quasi 2 milioni di sfollati che hanno abbandonato i propri villaggi dopo aver visto morire di stenti le proprie greggi. Questi spostamenti hanno creato attriti fra le popolazioni che da secoli convivevano in aree limitrofe. I pastori delle zone interne hanno iniziato ad occupare le poche aree verdi nella speranza di salvare il bestiame, creando violenti scontri con i coltivatori stanziali. Il governo somalo, già alle prese con la violenza degli Shaabab, islamisti fedeli ad Al Qaeda, non ha la forza di aiutare una popolazione stremata e i prezzi dei pochi generi alimentari sono già schizzati alle stelle.

I profughi cercano la salvezza nei campi oltre confine con il Kenya e l’Etiopia, ma il conflitto in Sudan ha aumentato l’instabilità della regione e il numero di persone che necessitano di assistenza immediata. Save the Children ha anche lanciato l’allarme per una serie di epidemie che stanno dilagando nei campi profughi, soprattutto morbillo e colera che colpiscono i bambini. Questo drammatico cambiamento climatico è di origine antropica e l’innalzamento della temperatura ha provocato l’evaporazione dal suolo e dalle piante della maggior parte della pioggia caduta, rendendo inevitabile la siccità nel terreno. Tutto questo, in una terra particolarmente vulnerabile e in economie estremamente fragili, è stato deflagrante.

L’Etiopia, appena uscita da due anni e mezzo di guerra civile nella regione del Tigray e con migliaia di profughi provenienti dal Sudan, si trova ad affrontare problemi nelle regioni a maggioranza somala che accusano il governo di Addis Abeba di trascurare volutamente l’emergenza. Il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud ha chiesto al suo popolo di aiutare tutte le persone in  difficoltà, un appello rivolto soprattutto alla diaspora somala nel mondo per un contributo economico immediato.  Mohamud è stato eletto un anno fa e nel suo programma la lotta all’insicurezza alimentare era uno dei primi punti. Il presidente somalo ha anche nominato un inviato speciale per combattere la siccità, quest’ultimo ha dichiarato che il 30% di tutto il bestiame della Somalia è già deceduto.

L’aiuto internazionale sta arrivando a rilento e per il momento solo la Turchia, padrino politico di Hassan Sheikh Mohamud, è intervenuta concretamente in forza anche al contingente militare di quasi 20mila soldati turchi presenti a Mogadiscio. Una nuova tragedia che colpisce il continente africano e che costringerà centinaia di miglia di persone a cercare una vita migliore lontano dalla propria casa.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi