Aveva 43 anni, era in prigione in attesa di giudizio, cioè – per noi – era innocente. Era tunisino, e magari qualcuno pensa che perciò la sua vita contasse un po’ meno. Non sappiamo bene come sia morto. Se voleva morire, perché non sopportava la prigione, perché non tollerava l’onta, o l’ingiustizia, o se invece ha avuto un incidente. Comunque nessuno se n’è accorto, nessuno lo ha soccorso. Lui è rimasto soffocato, con la testa infilata nello spioncino attraverso il quale in genere le guardie passano il cibo ai detenuti.

Stiamo parlando del carcere di Sollicciano, Firenze, dodicesima sezione. Nei giorni scorsi i prigionieri erano rimasti senz’acqua e senza luce. Supplizio supplementare, che si è aggiunto a quello quotidiano della mancanza di libertà e al peso imposto ai detenuti dalla fatiscenza della struttura. Lo hanno trovato stecchito alle dieci di sera. Sembra che gli agenti di custodia fossero impegnati in una cella vicina, dove un altro detenuto aveva avuto una crisi di panico e di furia. Pare che nel carcere di Sollicciano questo succeda spesso.

Il garante dei detenuti della Toscana, Giuseppe Fanfani, ex parlamentare, ex membro del Csm, un nome molto pesante nella storia della Repubblica e non certo un estremista anarchico, ha raccontato che nell’ultimo anno, in quel carcere, ci sono stati 700 atti di autolesionismo. Settecento, capite? Vi sembra che sia un luogo compatibile con la civiltà, nel 2021, un carcere dove la gente si fa male per la disperazione, dove non c’è acqua né luce, dove un prigioniero forse – probabilmente – innocente muore solo solo con la testa incastrata nello spioncino della porta di ferro? Fanfani per fortuna si è indignato, ha rilasciato dichiarazioni di fuoco. Tanti anni in politica, evidentemente, non è detto che ti mangino l’anima. C’è qualcun altro che si indigna? A Roma, al ministero, nelle Procure, nei giornali?

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.