Un paziente come tanti che dietro la falsa carta d’identità nascondeva in realtà il più pericoloso tra i boss, il super latitante Matteo Messina Denaro. La cattura della ‘Primula rossa’ di Cosa Nostra nella clinica privata ‘La Maddalena’ di Palermo è stata accolta con stupore tra pazienti e medici della struttura sanitaria dove lunedì mattina il boss è stato arrestato in un blitz dei carabinieri del Ros.

Messina Denaro lo conoscevano in molti all’interno de ‘La Maddalena’, ovviamente col falso nome di Andrea Bonafede, l’alias utilizzato dal ‘capo dei capi’ per poter curarsi: come ormai noto, MMD era sottoposto a cicli di chemioterapia per le precedenti operazioni dovute ad un tumore al colon e per le metastasi al fegato.

A raccontare dei comportamenti in clinica di Matteo-Andrea è una paziente che, intervistata da Tv2000, spiega di aver condiviso col boss di Castelvetrano le sedute di chemioterapia.

La donna ha raccontato che il boss di Cosa Nostra frequentava la struttura ogni lunedì quando era sotto terapia: “Faceva la chemio con me ogni lunedì. Stavamo anche nella stessa stanza, era una persona gentile, molto gentile”.

Messina Denaro era addirittura ‘popolare’ tra le persone in cura nella struttura sanitaria, tra le più importanti del Mezzogiorno nelle cure oncologiche. “Ci sono anche mie amiche che hanno il suo numero di telefono. Lui mandava messaggi a tutti, fino alla mattina in cui lo hanno arrestato. Ha scambiato messaggi con una mia amica fino a questa mattina. Lei è ora sotto shock a casa”, spiega la donna in cura a ‘La Maddalena’.

Paziente che ora è ovviamente sconvolta per quanto emerso lunedì mattina, con l’arresto del boss e la scoperta della sua vera identità: “ Ho fatto la chemio con un boss, incredibile… ho fatto terapia da maggio a novembre. Abbiamo fatto la terapia insieme per tutta l’estate e lui veniva anche con la camicia a maniche lunghe”.

Stupore che si legge anche nelle parole di Vittorio Gebbia, responsabile dell’oncologia medica della clinica ‘La Maddalena’. Anche per lui, intervistato da Repubblica, il sanguinario boss di Cosa Nostra era un paziente come l’altro.

Gebbia allontana ogni sospetto su complicità o altro, in particolare in merito alla somiglianza tra il boss con gli ultimi identikit diffusi dagli investigatori. Per il responsabile dell’oncologia “è facile dirlo ora dopo averlo visto in volto. Io lo avrò ricevuto nel mio studio due o tre volte e le assicuro che, tra le migliaia di pazienti che visito, questo signor Andrea Bonafede non mi è mai balzato all’occhio per nessun motivo. Anzi, se mi avessero detto prima che si poteva trattare di Messina Denaro non ci avrei creduto”.

Il responsabile del reparto lo ricorda in realtà come “una persona del tutto ordinaria, il classico paziente della provincia siciliana, accento trapanese, come a migliaia ne arrivano da noi, certamente benestante ma anche lì di persone con orologi di grande valore al polso ne vediamo tante, mai arrogante, al massimo un po’ eccentrico nell’abbigliamento con quelle camicie vistose e costose come lui stesso ha raccontato ad alcuni miei collaboratori”.

Anche perché nessun dubbio era mai emerso sulla validità dei suoi documenti: “Per noi Matteo Messina Denaro era il signor Andrea Bonafede, tutti i documenti e le prescrizioni in regola, nessun motivo di sospetto”, spiega Gebbia.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.