Ormai il focus dell’Unione Europea è spostato sulla difesa e sulla sicurezza. La guerra in Ucraina, e poi anche il conflitto a Gaza, ha rivelato quella che è la nuova priorità per Bruxelles. Un tema, quello della difesa europea, che sarà fortemente utilizzato anche in campagna elettorale in vista del voto di giugno in Europa e su cui punta molto anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen per la sua ricandidatura.

Difesa europea, la proposta dell’Ue: acquisti congiunti di armi e incentivi

Oggi, proprio l’esecutivo di Bruxelles, ha presentato una strategia per far sì che il Vecchio Continente sia “pronto a reagire” a ogni evenienza. La proposta prevede due basi: da una parte gli acquisti congiunti di armi, dall’altra un piano di investimenti (Edip) dal valore di 1,5 miliardi di euro da qui al 2027 in modo da accelerare la produzione in Europa. Il programma, infatti, prevede acquisti congiunti di armi per almeno il 40% entro il 2030, appalti comuni di almeno il 50% interno all’Ue entro il 2030 e del 60% entro il 2035, e poi alcuni provvedimenti per fare in modo che sempre entro il 2030 almeno il 35% del valore del mercato sia in Ue. Non ci sono riferimenti agli eurobond, su cui poi ha parlato il commissario Ue Thierry Breton.

Difesa europea, gli strumenti europei per l’industria

“L’ingiustificata guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha segnato il ritorno di un conflitto ad alta intensità nel nostro Continente“, è la posizione di Bruxelles scritta sul documento. L’obiettivo è aumentare la preparazione europea e per questo i Paesi membri sono chiamati a “investire di più, meglio, insieme e a livello europeo”. Per farlo, sempre secondo la Commissione Ue, bisogna che la modalità di emergenza attuale, scaturita dopo l’invasione russa, diventi a uno stato di “preparazione” persistente. Invece, il piano di finanziamenti da 1,5 miliardi di euro fino al 2027 dovrà unire sia le esigenze di breve termine (entro il 2025) sia quelle più strutturali nei due anni successivi.

I legami Ue con Ucraina e Nato

Inoltre, nel documento avanzato dalla Commissione, si capisce quale sia l’ambizione di Bruxelles anche in ottica di relazioni internazionali. Da un lato “sviluppare legami più stretti con l’Ucraina attraverso la partecipazione alle iniziative dell’Unione a sostegno dell’industria della difesa e stimolando la cooperazione con le industrie della difesa ucraina”, dall’altro la collaborazione con la Nato e con gli altri “partner strategici internazionali”.

Difesa europea, le dichiarazioni della Commissione Ue con Borrell e Vestager

Le possibilità di rimandare un cambiamento nell’industria della difesa europea, e una maggiore integrazione dei 27, si assottigliano, secondo i leader del Vecchio Continente. Anche Josep Borrell, l’Alto rappresentante Ue, è stato chiaro: “L’Europa è ancora in pericolo, la guerra è ai nostri confini ed è una guerra che non sembra finire presto ed è per questo che dobbiamo rafforzare la nostra capacità di produzione, passando da una modalità di emergenza a un visione di medio e lungo periodo per sostenere l’Ucraina”. “L’Europa non ha un Pentagono, dobbiamo quindi raggruppare il modo in cui gli Stati membri reagiscono, abbiamo bisogno di una politica di difesa comune” ha aggiunto il diplomatico.

Poi la precisazione: “La Commissione europea vuole incentivare la capacità di produzione della difesa europea, non diventare sua cliente. L’1,5 miliardi di euro stanziato è un incentivo per investire non per sostituirsi agli Stati che l’anno scorso hanno speso 58 miliardi di euro per la difesa. Di certo non possono arrivare dal bilancio europeo. Gli utilizzatori delle armi sono gli eserciti e quindi la responsabilità è degli Stati membri”.

Più puntuale, Margrethe Vestager, vice presidente esecutivo della Commissione, sempre durante la presentazione della strategia per l’industria della difesa europea: “Dall’inizio della guerra a giugno del 2023 sono stati spesi circa 100 miliardi di euro per la difesa europea. Di questi, quasi l’80% è stato extra-Ue, di cui circa il 60% dagli Stati Uniti“. “La nostra spesa per la difesa è destinata a troppi sistemi d’arma diversi, per lo più acquistati al di fuori dell’Ue. Ora che i bilanci della difesa di tutti gli Stati membri sono in forte aumento, dovremmo investire meglio, il che significa soprattutto investire insieme e investire in Europa” ha sottolineato Vestager. Poi il riferimento ai rapporti con gli Usa, in un anno particolare visto il voto americano: “Dobbiamo creare una giusta relazione transatlantica, senza guardare al ciclo delle elezioni, prenderci più responsabilità per essere un alleato più capace”.

Difesa europea, l’ipotesi degli eurobond

Nella strategia non ci sono rimandi agli eurobond, su cui si è discusso particolarmente nelle ultime settimane. Durante la presentazione a parlarne è stato Thierry Breton, il commissario al Mercato interno, che ha ribadito l’esigenza di lavorare “nel quadro del prossimo mandato” della Commissione Ue sugli eurobond da cento miliardi di euro per la difesa. Un fondo su cui “un certo numero di capi di Stato iniziano a parlarne in modo molto chiaro: è un’idea proposta dal presidente francese Emmanuel Macron e dalla premier estone Kaja Kallas, sostenuta anche dal premier belga De Croo” ha aggiunto Breton.