È nei momenti di crisi che si manifesta la vera tempra delle persone, delle comunità, delle nazioni. È nei momenti di crisi che le parole cedono inevitabilmente ai fatti. È nei momenti di crisi che la necessità di gestire l’oggi guardando anche al futuro e senza perdere di vista i valori fondamentali diventa questione di vita o di morte per un intero paese. Ebbene, sia i mesi che sono alle spalle dall’inizio della pandemia e sia, ancora di più, il presente sono segnati, oltre che dalle preoccupazioni per il futuro, da un sentimento di profonda delusione.

Vale la pena muovere da un passo della lettera di dimissioni, inviata al Presidente del Consiglio da Teresa Bellanova, Elena Bonetti ed Ivan Scalfarotto. A proposito, giù critiche perché le loro figure sarebbero state oscurate da quella di Renzi, ma nessuno che si sia dato carico del contenuto della lettera che porta la loro firma! Ebbene, tra l’altro, sono denunciati «le modalità con le quali si è normalmente gestito il procedimento legislativo, le mancate convocazioni del pre Consiglio, l’abitudine di governare con decreti legge trasformati in emendamenti ad altri decreti legge, l’utilizzo ridondante dello strumento dei Dpcm, l’eccesso di dirette a reti unificate durante la pandemia, l’utilizzo dei propri canali social personali rilanciati dalla Televisione di stato, la scelta di non assegnare l’Autorità delegata ai servizi segreti, la trasformazione in show del ritorno a casa di nostri connazionali rapiti… l’assegnazione costante alla stessa figura commissariale di tutti i principali centri di spesa legati alla pandemia… l’immagine del 30 dicembre scorso quando – in piena verifica politica….- Lei ha ritenuto di non presenziare al dibattito in Senato sulla legge di Bilancio 2021… ma di intrattenersi in conferenza stampa».

I fatti contestati sono gravi e veri, tanto che nessuno li ha messi in dubbio. Ed allora diventa inevitabile porsi degli interrogativi, che corrispondono in realtà a tante delusioni. Il Presidente della Repubblica perché ha consentito tutto questo? La sua presenza si è fatta sempre sentire, se si prendono per buone le indiscrezioni dei giornalisti accreditati presso il Quirinale, per minacciare le elezioni quando si prospettava il rischio che qualche parlamentare facesse venir meno la fiducia, ma di prese di posizione forti su questa continua lesione della sostanza della legalità costituzionale non vi è traccia. E chi l’ha denunciata non ha potuto che sentirsi solo. Il Partito Democratico, a sua volta, in questi giorni di crisi sta dando il meglio di sé: le lamentele di Italia Viva sono fondate, ma è da irresponsabili il modo. Diventa inevitabile pensare di chiedere allo stesso Partito Democratico: secondo voi sono gravi gli abusi denunciati? E se sì cosa avete fatto per interromperli? E per quieto vivere (o per la conservazione delle poltrone) siete disponibili a che si perpetuino all’infinito? Ciò tanto più che la parola responsabilità appare usata a sproposito nel momento in cui giustifica una sistematica lacerazione del tessuto costituzionale.

Inutile soffermarsi sullo spettacolo tragicomico di questi giorni, in cui i voltagabbana sono diventati “i responsabili” ed in cui è divenuto accettabile, anche dal Colle, qualsiasi rattoppo utile a raggiungere una maggioranza anche stentata, senza tener conto della durezza delle prove che attendono il paese e che l’Esecutivo dovrebbe essere in grado di affrontare. Se, poi, fosse vero quello che riferisce Giannini sulla Stampa, circa l’utilizzo dei servizi segreti e della Guardia di Finanza per arruolare “i responsabili” non si sarebbe solo più in presenza di uno spettacolo tragicomico, ma di un comportamento eversivo, che imporrebbe un intervento formale del Capo dello Stato a tutela della Repubblica.

Altra delusione riguarda il sistema dell’informazione, soprattutto nelle componenti che si presentano come indipendenti e che hanno maggiore impatto sull’opinione pubblica. Troppo spesso ha fatto finta di non vedere, nascondendo le notizie scomode ed evitando di esercitare il suo dovere di critica. In nessuna precedente fase della storia Repubblicana si era assistito ad un asservimento di tale portata del cd. quarto potere. Le avvisaglie si erano avute con la presenza, senza contraddittorio, dei rappresentanti dei 5 Stelle nei talk show televisivi. Ma l’asservimento di questi mesi ha raggiunto vertici inimmaginabili.

E l’opposizione? Ha perso qualsiasi credibilità su questi temi nel momento in cui è guidata da chi ha spostato la politica in uno stabilimento balneare e da lì ha chiesto i pieni poteri. La delusione diventa, se possibile, ancora più profonda se dalle procedure si passa alla sostanza. La quale è drammatica: l’Italia, almeno in Europa, è il paese con il più alto numero di morti in rapporto alla popolazione, con la crisi economica e sociale più profonda, con la più lunga chiusura delle scuole. A tutto questo si dovrebbe far fronte mediante un appropriato utilizzo dei fondi europei del Next Generation. Ma quale utilizzo? Quello previsto in un piano sommario e superficiale, inserito nottetempo nell’iter legislativo affinché fosse approvato alla chetichella e senza dibattito? Anche qui è stata decisiva la protesta vibrata di Italia Viva. Ma il Partito Democratico, che si lamenta dei modi, aveva protestato? E come? Ed i suoi ministri perché sono stati complici? Si aggiunga che, secondo alcune fonti giornalistiche, Bruxelles avrebbe bocciato la nuova versione. Il che appare verosimile ove se ne consideri l’approssimazione, la superficialità e, soprattutto, l’assenza di una prospettiva chiaramente volta verso il futuro.

Se si ha presente tutto questo, alla delusione verso coloro che hanno in mano il destino del paese ed al pessimismo per il futuro sociale ed economico si accompagna, inevitabilmente, una preoccupazione per la tenuta democratica. Nel momento in cui all’iniziativa di Italia Viva, che dà voce ad un sentimento di insoddisfazione largamente condiviso, si reagisce con la “bastonatura” mediatica consistita nell’accusa di irresponsabilità, portata avanti da tutto “il sistema”, diventa inevitabile il rafforzarsi dell’idea, profondamente corrosiva, che la democrazia sia solo un’apparenza, ma che ciò che conta sia esclusivamente il palazzo, con i suoi intrighi. Ed è un’idea che, specie in una popolazione provata da una crisi sociale sempre più grave, agisce nella profondità delle coscienze e che i sondaggi contingenti sulla opportunità della crisi di governo non sono certo in grado di cogliere.