Rivendica l’operato svolto, pur con errori, sottolineando la “grande responsabilità” dimostrata dalla maggioranza di governo “in questi mesi così drammatici”, non mancando di attaccare Italia Viva e la scelta di ritirare le sue ministre innescando la crisi, con parole che affossano ogni possibilità di ricucire lo strappo. Sono le parole utilizzata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel discorso alla Camera dei Deputati riferendo sulla crisi di governo.

Conte ha ricordato innanzitutto la genesi del governo formato da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Leu e Italia Viva, sottolineando come già allora era “consapevole che un’alleanza tra formazioni politiche provenienti da storie, provenienze e culture politiche che in passato si era contrapposte anche in modo aspro, poteva nascere solo sulla base di due discriminanti fondamentali: l’ancoraggio ai valori costituzionali e la solida vocazione europeista del nostro paese”.

Un governo frutto di un “progetto di Paese che abbiamo condiviso tutti assieme” perché “c’era visione, c’era una forte spinta ideale, c’era un chiaro investimento di fiducia”. Quindi il premier ha ricordato come “in questi mesi così drammatici, pur di fronte a una complessità senza precedenti, questa maggioranza ha dimostrato grande responsabilità”, rafforzando nelle forze politiche di maggioranza “la consapevolezza del valore del dialogo”.

GLI ERRORI – Quindi un passaggio sugli errori compiuti dallo stesso Conte e dal governo nella gestione dell’epidemia di Coronavirus e dei principali dossier politico-economici. “Abbiamo operato sempre le scelte migliori? Abbiamo assunto sempre le decisioni più giuste? Ciascuno esprimerà le proprie valutazioni. Per parte mia posso dire che il governo ha operato i delicati bilanciamenti degli interessi costituzionali di volta in volta coinvolti con il massimo scrupolo e la massima attenzione, con la consapevolezza delle conseguenze di immane portata che si sarebbero prodotte nelle vite dei singoli, per il futuro della nostra comunità”, ha detto Conte rivolgendosi ai deputati.

LA CRISI – Quindi il passaggio sulla crisi innescata dal ritiro delle ministre di Italia Viva Elena Bonetti (Pari opportunità) e Teresa Bellanova (Politiche agricole). Ricordando dunque la crisi innescata da Renzi, Conte ha spiegato che “si è aperta così una crisi che oggi deve trovare qui, in questa sede, il proprio chiarimento secondo i principi di trasparenza del confronto e della linearità di azione che ha caratterizzato il mio mandato”.

Quindi l’attacco sulle motivazioni della crisi: “Tante famiglie che ci stanno guardando in questo momento stanno soffrendo per la perdita dei propri cari. Confesso di avvertire un certo disagio. Sono qui oggi non per illustrare la bozza ultima, migliorata del Recovery Plan, ma per provare a spiegare una crisi di cui immagino i cittadini, ma devo confessarlo, io stesso, non ravviso alcun plausibile fondamento. C’era bisogno di aprire una crisi politica in questa fase? No”.

Proprio sul Recovery Plan, Conte ha rivendicato che “nonostante ci sia stato un chiaro contributo al miglioramento della bozza originaria” del piano, “c’è stata un’astensione motivata principalmente per il fatto che la bozza non contempla le risorse del Mes, che però nulla ha a che vedere con il Recovery fund”.

L’ATTACCO A ITALIA VIVA – Arriva dunque quella che appare lo smarcamento definitivo da Italia Viva, pur non citando mai il suo leader Matteo Renzi: “Le nostre energie dovrebbero essere concentrate tutte, sempre, sulla crisi che attanaglia il Paese, mentre così appaiono dissipate in contrappunti polemici, spesso sterili, incomprensibili a chi tutti i giorni si confronta con la malattia e la crisi sociale. Questa crisi ha provocato profondo sgomento nel Paese, e rischia di produrre danni notevoli, e non solo perché ha già fatto salire lo spread, ma ancor più perché ha attirato l’attenzione internazionale. A questo punto non si può cancellare quel che è accaduto e non si può pensare di recuperare quel clima di fiducia che è condizione imprescindibile per lavorare insieme. Adesso si volta pagina”, precisa Conte che con queste parole sembra chiaramente affossare l’ipotesi di un accordo con i renziani.

Successivamente il premier ha anche informato che “viste le nuove sfide e anche gli impegni internazionali, non intendo mantenere la delega all’Agricoltura se non lo stretto necessario e mi avvarrò anche della facoltà di designare un’autorità delegata per l’intelligence di mia fiducia“.

LE RIFORME – Il premier ha quindi proseguito il suo discorso alla Camera annunciando i prossimi passi del governo e il piano da seguire per i prossimi anni. “Abbiamo un grande compito davanti. Serve un concreto progetto di riforma fiscale” che “non è più rinviabile per ricostruire la fiducia dei cittadini e delle imprese”, spiega Conte, che chiede una “convergenza” in Parlamento per andare avanti con le riforme.

“Il governo, chiaramente nel rispetto delle determinazioni delle forze parlamentari, si impegnerà a promuovere una riforma elettorale proporzionale, quanto più possibile condivisa, che possa coniugare le ragioni del pluralismo con l’esigenza di assicurare stabilità al sistema politico”, aggiunge Conte sulla legge elettorale. Un passaggio, quello sulla legge elettorale di tipo proporzionale, che appare come un ‘invito’ ai partiti centristi come l’UDC, che potrebbero rivelarsi fondamentali al Senato per il proseguimento dell’esperienza di governo dell’avvocato pugliese.

L’APPELLO AI VOLENTEROSI – Conte quindi fa un appello ai “volenterosi”, che potrebbero salvare la maggioranza in Senato: “E’ il momento giusto per contribuire. Tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Italia chiedo oggi: aiutateci a rimarginare al più presto la ferita che la crisi in atto ha prodotto nel patto di fiducia con i cittadini”.

Il premier ha parlato di una maggioranza a sostegno di un progetto di stampo europeista e anti-sovranista, ma anche liberale, popolare e socialista: “Ma chiedo un appoggio limpido e trasparente, che si basi su un solido progetto politico. A tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Italia io chiedo: aiutateci”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia