“I post che negano o distorcono il genocidio nazista saranno rimossi e rimpiazzati con fonti autorevoli”. È quanto ha fatto sapere il CEO di Facebook Mark Zuckerberg. La decisione è scaturita in seguito a una campagna di alcuni sopravvissuti ai lager della Germania nazista che si sono rivolti all’imprenditore – settimo uomo più ricco del mondo – per rimuovere i post negazionisti sulle sue piattaforme. Si parla di piattaforme in quanto l’impresa Facebook Inc. controlla anche Instagram. E quindi i post incriminati verranno rimossi e reindirizzati a fonti autorevoli sull’argomento.

La decisione arriva mentre è nel vivo la campagna elettorale per le presidenziali degli Stati Uniti (si vota il prossimo 3 novembre) dove sui social viaggiano e si moltiplicano la disinformazione e teorie del complotto. L’ultima, che ha preoccupato non pochi esponenti politici, democratici ma anche repubblicani, è quello di QAnon: una teoria che mischia elementi del fantomatico Pizza Gate e che quindi vede protagonista un deep state e diversi esponenti politici democratici che fanno parte di una sorta di setta di satanisti e pedofili. E che vogliono andare al potere e sono avversati dal solo Presidente Donald Trump.

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LA CAMPAGNA – In questo caso particolare, la campagna coordinata dalla Conferenza sulle rivendicazioni materiali ebraiche contro la Germania utilizzava l’hashtag #NoDenyingIt. Un video al giorno veniva postato per esortare la rimozione di Gruppi, pagine e post che negavano l’Olocausto e incitavano all’odio. L’iniziativa coincideva con il boicottaggio pubblicitario da parte delle aziende che spingevano Facebook ad adottare una posizione più netta contro questi fenomeni di discriminazione.

Facebook alla fine ha ammesso la necessità di cambiare atteggiamento. Anzi, ha anche confermato l’allarmante livello di ignoranza sull’Olocausto, soprattutto tra i giovani. “Oggi abbiamo aggiornato le nostre politiche sull’hate speech per vietare la negazione dell’Olocausto – ha spiegato Mark Zuckerberg – Se le persone cercheranno ‘Olocausto’ su Facebook, le indirizzeremo a fonti autorevoli per ottenere informazioni accurate”. E poi: “Sono stato combattuto tra libertà di espressione e il danno dal minimizzare o negare l’orrore dell’Olocausto ma il mio pensiero si è evoluto quando ho visto i dati che mostrano un aumento della violenza antisemita”. La scelta di Facebook è stata molto apprezzata dall’Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme, Yad Vashem che ha commentato: “Un passo significativo nella giusta direzione”.

Redazione

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