Il rebus Friuli
Fedriga paralizzato dalla crisi nella maggioranza: lo scontro con Fratelli d’Italia, il dilemma terzo mandato e la soluzione per aggirarlo
La scelta sul futuro della Giunta spetta a Fedriga. Il Presidente regionale incontrerà Meloni per discutere della frattura e del “dilemma terzo mandato”

Nel terremoto politico che ha scosso ieri la maggioranza di governo, durante il Consiglio dei ministri, la faglia si chiama terzo mandato. All’impugnazione della legge trentina che avrebbe garantito una nuova presidenza al leghista Fugatti, il Carroccio si è opposto, senza esprimere un voto contrario, ma ribadendo la sua divergenza rispetto alla linea di Meloni. Un sisma interno, insomma, che va a inasprire i diverbi già in corso tra le forze di Governo sul piano regionale.
L’attacco di Fdi all’amministrazione Fedriga
Negli ultimi giorni l’epicentro si trova a Trieste, o meglio, a Pordenone. Domenica scorsa, gli assessori friulani di Lega, Forza Italia e Lista Fedriga hanno rimesso le rispettive deleghe nelle mani del Presidente regionale, segnando una rottura netta con il partito della premier. Ad aver scatenato la crisi erano state le dichiarazioni rilasciate, in un’intervista, dal ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, pordenonese e appartenente a FdI. Il funzionario di Governo aveva rivolto critiche severe all’assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi, e al direttore generale di Asfo (Azienda sanitaria Friuli occidentale), Giuseppe Tonutti, denunciando il ritardo nell’attivazione dell’ospedale di Pordenone, dopo i mesi trascorsi dalla sua inaugurazione. Un’invettiva che è suonata al governatore Fedriga e al segretario regionale della Lega, Marco Dreosto, come un attacco diretto.
Terzo mandato, tra veti e incostituzionalità
Da qui la decisione di sospendere gli incarichi: “Ritenendo la crisi ormai aperta, abbiamo rimesso tutte le nostre deleghe nelle mani del Presidente, confermandogli piena fiducia, affinché possa decidere con la massima serenità il da farsi “, ha affermato il segretario regionale del Carroccio. Oggi Fedriga, in un clima tutt’altro che sereno, avrebbe dovuto incontrare la premier Meloni a Venezia, dov’era attesa per il Festival delle Regioni, ospitato dalla città lagunare. Ma l’appuntamento è rimandato a giovedì, a Roma, per un’indisposizione della Presidente del Consiglio. La priorità sarà capire quali e quanti margini ci sono per uscire dalla paralisi, ma si parlerà anche del tanto divisivo terzo mandato che, secondo il governatore friulano “non c’entra nulla con la crisi in Friuli Venezia Giulia”. Eppure questo resta, all’indomani del Cdm delle divergenze, un tema su cui le forze di maggioranza mantengono posizioni inconciliabili. La Lega intende ancora puntare sul terzo mandato di Fedriga ma, tra il veto di FdI e l’incostituzionalità sentenziata dalla Corte costituzionale sulla legge campana, non sembrano esserci prospettive.
La soluzione: dimissioni o sfiducia
In realtà, però, un modo ci sarebbe. Fedriga potrebbe dimettersi o farsi sfiduciare prima di superare la soglia di due anni, sei mesi e un giorno nel corso del suo secondo mandato. Se lo facesse entro questo limite, il governatore uscente potrebbe presentarsi alle urne ricandidandosi per una terza presidenza, data la conclusione anticipata della carica precedente. Con la decisione di domenica, la lealtà degli assessori verso il Presidente è stata riconfermata. Lo sarà anche quella dei suoi elettori?
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