La sensazione è che la parte di mondo migliore si sia data appuntamento proprio qui. Nella festosa e festivaliera Costa Azzurra. Dove è bello giocare con il cinema e costruire un universo parallelo, capace di fare impallidire l’originale. Un giorno e il successivo, al Festival di Cannes le stesse mani di spettatori hanno applaudito con convinzione il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky e poi il regista russo Kirill Serebrennikov. Dissidente, certo. Ma tanti organizzatori di eventi non hanno fatto distinzioni. Dal torneo di Wimbledon all’Eurovision. Se sei russo, sei fuori. Qualunque pensiero tu possa avere, sulla guerra e su Putin.

Cannes, come sempre, ha fatto a modo suo. E quantomeno in termini artistici, ha preso la giusta decisione. Perché Tchaikovsky’s Wife, diretto da Serebrennikov, è un romanzone di ottima forma e sforzi di regia. Che con qualche azzardo ma nessuno sfogo nella maniera (nemmeno quando “la moglie” del titolo, danza fra fantasmi di giovani nudi) racconta del sentimento a corrispondenza univoca, di una donna che ama un uomo – il grande compositore – che ama gli uomini. Lo fa con spietatezza fisica, mentale e morale e grazie alla brava attrice Alyona Mikhailova.

Il carrozzone procede spedito (più o meno, i disservizi non sono pochi). Dopo la presentazione ieri di un cinema d’autore anni luce distante, ma allo stesso modo pieno di divi – da Anne Hathaway e Anthony Hopkins in Armageddon Time di James Gray, a Isabelle Huppert interprete di EO del maestro polacco Jerzy Skolimowski – oggi il paese ospitante comincia a prendersi la scena. In corsa per la Palma, e fra i favoriti della vigilia, c’è Brother and Sister di Arnaud Desplechin. Melvil Poupaud e Marion Cotillard sono il fratello e la sorella del titolo, che si ritrovano trascorsi oltre vent’anni. Fuori concorso arriva una icona della letteratura per l’infanzia. Già passato al cinema con attori in carne e ossa, il personaggio di Sempé-Goscinny Le petit Nicolas diventa ora protagonista del film d’animazione che i bimbi francesi stavano aspettando.

L’Italia si difende bene. Le otto montagne con i bravissimi Alessandro Borghi e Luca Marinelli è stato bene accolto. Per vedere Nostalgia di Mario Martone bisogna aspettare la settimana prossima. Nel frattempo, Cannes attinge al bagaglio di nostri classici capolavoro. Nella apposita sezione, direttamente dal 1946 arriva Sciuscià di Vittorio De Sica proiettato in sala Buñuel (si noti l’accostamento di giganti). L’eclettico australiano, il premio Oscar George Miller, prima del nuovo Mad Max affronta il fantasy intimista Three Thousand Years of Longing, fuori gara con la coppia Idris Elba e Tilda Swinton. Per la Palma d’oro giunge di soppiatto lo svedese Boy from Heaven di Tarik Saleh. Dramma politico ambientato a Il Cairo, se meritevole, potrebbe fare discutere. Intanto, sulla maxi locandina della 75esima edizione che domina il Palais de Festival, Jim Carrey sale la scalinata celeste di The Truman Show alla ricerca di un mondo migliore.