Il giorno di Tom Cruise è anche quello della partecipazione al concorso di un film tanto italiano per i suoi protagonisti quanto internazionale per i suoi registi e universale per i suoi temi: Le Otto Montagne diretto da Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. Già rispettivamente regista e sceneggiatrice di Alabama Monroe, i due hanno scelto due icone della new wave del cinema italiano, Luca Marinelli e Alessandro Borghi, amici fraterni e indimenticabili protagonisti di Non essere cattivo per un film tratto dal romanzo omonimo di Paolo Cognetti. La natura silenziosa, mastodontica e schietta delle montagne della Val D’Aosta fa da sfondo a un legame tra due ragazzi, poi uomini, la cui amicizia supera ogni definizione di amore fraterno o passionale.

La domanda filosofica alla base del film e del libro a cui si cerca di rispondere è: chi ha imparato di più? Chi ha visitato le otto montagne o chi ha raggiunto la vetta del Sumeru? Risponde Borghi: «Mi incuriosirebbe di più fare il giro delle otto montagne, però se guardo indietro mi sembra di aver scalato la montagna più alta. È una domanda a cui è difficile rispondere e alla fine non risponde neanche il film. Quando ero più giovane, ero affascinato dal vedere quello che c’era fuori e quindi l’America, Hollywood. Adesso ho scoperto che siamo bravi a fare questo lavoro anche qui e che riusciamo ancora a farlo mossi dalla curiosità e dalla passione». Come ci sono finiti i due registi belgi sulle montagne valdostane ad adattare questo libro sul grande schermo?

Charlotte Vandermeersch non ha dubbi: «Ci è piaciuta l’autenticità di questa storia italiana dove Paolo ha trovato la sua ispirazione. Un’amicizia così non si vede spesso al cinema o si legge in un libro. Racconta un sentimento delicato, fanno fatica a volte a trovare le parole ed esprimere i sentimenti, ma spesso non hanno bisogno delle parole per comunicare. Il loro è un rapporto fragile e forte allo stesso tempo». Se Pietro Marcello ha inaugurato la Quinzaine con una storia dove gli uomini sono i più fragili, il trend continua certamente con Le Otto Montagne che mostra due personaggi, il ragazzo di città e quello di montagna, legati da grande amicizia e da una grande fragilità. Di questo fil rouge che sembra unire tra loro diversi film e non solo a Cannes parla Borghi: «I personaggi che ho interpretato, sono sempre contraddistinti da una rottura, una fragilità e questo è anche ciò che mi piace vedere come spettatore, mi emoziona se i protagonisti si mettono a confronto con le loro debolezze. Per un sacco di anni abbiamo parlato di maschi, adesso per cercare di pareggiare, stiamo parlando solo di donne e invece una via di mezzo sarebbe meravigliosa».

Forse gli spettatori internazionali non potranno capire fino in fondo quanto sia emozionante per il pubblico italiano rivedere insieme, dopo 7 anni, una coppia storica come Marinelli e Borghi sul grande schermo dopo la consacrazione ad opera del compianto Claudio Caligari e il suo Non essere cattivo. I due attori elogiano la loro amicizia: «Rincontrare Alessandro sul lavoro è stato bello, ma noi come amici non ci siamo mai lasciati. Ci siamo presi per mano, come avevamo fatto ai tempi di Caligari. Questo film è un trionfo dell’amore», dichiara Marinelli. Segue Borghi: «Questo film è stato un grande regalo. Luca è un fratello. Lo è diventato grazie a Caligari e questo rapporto ce lo siamo portato nella vita. Non potevamo pensare a una storia migliore per tornare insieme. Per interpretare Bruno mi sono aggrappato all’amore che provo per Luca. Caligari mi ha insegnato che bisogna fare cinema solo quando uno ha qualcosa da dire».