Quello di dicembre è un mese di feste in tutto il mondo. Le celebrazioni e i rituali pagani e religiosi riempiono il calendario durante gran parte dell’anno, in ogni angolo del globo. Lo ha ricordato l’allegro e colorato doodle di Google, che ha accompagnato la navigazione degli utenti per tutto il mese di dicembre. Non solo Natale però: in Giappone si festeggia l’Omisoka l’ultimo dell’anno e in Tibet si festeggia il Losar e infine c’è l’Hanukkah ebraico, una tradizione che ha guadagnato sempre più importanza nel XX secolo.

Gli appuntamenti vengono però di solito associati con il Natale, il 25 dicembre. Appuntamento cardine dell’anno soprattutto nel mondo occidentale che ha finito per assumere connotati non soltanto religiosi. Per esempio in Islanda la tradizione conta ben 13 Babbo Natale: si chiamano jólasveinar. Un caso unico al mondo. Potrebbero essere il sogno di ogni bambino.

Letteralmente jólasveinar vuol dire “i ragazzi del Natale” o “gli amici del Natale”. Sono 13 creature simili a dei folletti o a piccoli orchi. Sono figli della strega Grýla e dell’orco Leppalúði, due specie di troll che vivono vicini al lago Mývatn, nei pressi di Ludentsborgir. La orchessa ha sottomesso il marito ed è un personaggio molto antico: compare infatti nel poema epico Edda. I due sono dei divoratori dei bambini. E gli stessi figli erano nati come delle creature del folklore nero che quindi spaventavano i più piccoli. Con loro vive Jólaköttur, un gatto che divora i bambini che non hanno vestiti nuovi la notte di Natale – una sorta di incentivo per i genitori a lavorare.

Nei secoli il loro numero è stato fissato a 13, e da creature diaboliche sono diventate via via esseri dispettosi fino a rappresentare il Natale. A partire dal 12 dicembre fino al 24 dicembre scendono dai monti fino ai paesi e alle città. Rubano cibo e fanno scherzi agli esseri umani, ma lasciano regali ai più piccoli. L’usanza vuole che i bambini mettano sulla finestra una delle loro calzature più capienti prima di coricarsi. Il giorno dopo chi è stato bravo troverà un dono, chi è stato cattivo una patata cruda raggrinzita.

A partire dal giorno di Natale gli jolasveinar risalgono sulle montagne uno alla volta fino al 6 gennaio portando via con loro le feste. L’ultimo è sempre “Accatta Candele”. La forma al singolare, jòlasveinn, è passata a indicare Babbo Natale in islandese. Sono accomunati ad altre figure del folklore natalizio dei Paesi del Nord Europa. Le loro avventure sono descritte anche in poemi e poesie. Hanno dei nomi molto strani e divertenti che si rifanno alle loro caratteristiche e monellerie:

Stekkjastaur è “palo di recinto”

Giljagaur è “Fossatizio”

Stufur è “Tozzo”

Þvörusleikir è “Colui che lecca il cucchiaio”

Pottaskefill è “Gratta pentole”

Askasleikir è “Colui che lecca le scodelle”

Hurðaskellir è “Colui che sbatte le porte”

Skyrgamur è “Goloso di formaggi”

Bjúgnakrækir è “Colui che ruba le salsicce”

Gluggagægir è “Colui che spia dalle finestre”

Gáttaþefur è “Colui che annusa le fessure delle porte”

Ketkrókur è “Uncina-carne”

Kertasníkir è “Colui che porta le candele”

Vito Califano

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