Sembra che sul reparto Nilo del carcere di Santa Maria Capua Vetere incomba una maledizione: prima le violenze perpetrate il 6 aprile 2020, ora il focolaio Covid e per i detenuti lì ristretti non c’è pace. La situazione dei contagi peggiora di giorno in giorno. A denunciarlo è Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Regione Campania.

Ad oggi nel reparto Nilo sono 43 i detenuti positivi al Covid, tutti messi in isolamento. A questi si aggiungono 5 agenti. “Il focolaio è iniziato il 28 novembre dopo i primi due agenti della penitenziaria contagiati – spiega Ciambriello – Fino a 8 giorni fa i detenuti erano solo 11, poi il contagio si è diffuso rapidamente. Questi detenuti non vedono le loro famiglie da settimane, sono costretti all’isolamento. Possono ricevere pacchi e fare le videochiamate ma vivono un momento di grande precarietà sotto molti punti di vista”.

Il garante spiega che tutti i contagiati, per fortuna, sono asintomatici. “Negli ultimi 10 giorni sono stati fatti oltre mille tamponi per tenere la situazione sotto controllo – continua Ciambriello – Sono stati coinvolti anche specialisti dall’esterno del carcere e le Usca hanno potuto effettuare le seconde dosi di vaccino. Attualmente il 90% della popolazione del carcere di Santa Maria Capua Vetere è immunizzato. Resta però la situazione difficile di chi ha contratto il Covid, persone già ristrette che sono inevitabilmente costrette ad ulteriore isolamento dagli altri, dalle attività e dagli affetti. E questo crea grandissimi disagi. Inoltre andrebbe organizzata una vita diversa per loro e non sempre ci sono abbastanza risorse per farlo”.

Come risarciremo questi detenuti? – si chiede Ciambriello – Spero che presto il Governo metta in campo i ristori per loro. Ci vorrebbe un giorno di libertà per ogni giorno in cui i detenuti sono stati positivi al Covid. Come ridurre il contagio? Nel carcere ci sono anche persone malate di tumore che si sottopongono a chemioterapia. C’è una situazione che mette seriamente a rischio la salute di tanti. Possiamo mettere in campo misure alternative al carcere o deve prima succedere qualcosa di grave? Questo virus è insidioso e infido per noi che siamo liberi, figuriamoci per chi è diversamente libero. E intanto l’unica risposta dalla politica riguarda solo maggiore sicurezza con la costruzione di reparti nuovi. Solo a Santa Maria è prevista la costruzione di un nuovo padiglione che ospiterà altri 350 detenuti. Il carcere merita risposte dalla politica, l’attenzione deve restare alta”.

La Campania durante gli scorsi mesi di pandemia ha anche registrato alcuni decessi tra le mura carcerarie per via del Covid. Sono morti 6 detenuti, 6 agenti e un medico. Ma, nonostante la difficile situazione vissuta nelle carceri, “non c’è stata nessuna interrogazione parlamentare – continua Ciambriello – non una visita istituzionale. Eppure la visita nelle carceri anche senza preavviso è prerogativa di consiglieri regionali, parlamentari e istituzioni di vario tipo. A tutti questi faccio un invito: venite in carcere a vedere la situazione com’è. L’anno scorso i morti per Covid in carcere li abbiamo avuti ma nessuno si è indignato”. Intanto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 15 dicembre inizierà il processo nell’aula bunker per quella “orribile mattanza”, le violenze che i detenuti subirono il 6 aprile 2020.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.