Chi tifa per la scissione può mettersi l’anima in pace. Quei gruppi centristi che nella faida di Forza Italia annusano l’odore di un colpo grosso e intravedono gli indizi di un nuovo centro, stiano sereni: non è in agenda. “Qui -rivela una fonte azzurra che chiede comprensibilmente l’anonimato – nessuno vuole dividere. Si tratta piuttosto di riconquistare, dall’interno, il controllo del partito. In fondo anche noi, nonostante la centralità di Berlusconi, siamo diventati un partito scalabile. Ma dall’interno. Non certo da Salvini”. Si aspetta “un segnale”. Si cerca di “favorire un percorso”. In fondo “basterebbe riuscire a parlare con Berlusconi non una volta ogni tanto per cinque minuti con venti testimoni ma a tu per tu e sarebbe tutto più chiaro”. Il tempo di tutto questo non è però certo adesso. “Settembre, aspettiamo settembre” dice la fonte.

Fine settimana di fuoco
Dopo il fine settimana di fuoco tra smentite – quella dello staff del Cavaliere rispetto alle dichiarazioni a braccio rilasciate venerdì dopo il pranzo da “Cicciotto a Marechiaro” – e i vaffa verbali tra Salvini e Gelmini, arriva un lunedì di quiete. Anche tra venerdì e domenica l’escalation è stata evidente e il prossimo passo sarebbe inevitabilmente la guerra dichiarata. Calma e gesso, quindi. Anzi, rispetto ad un Salvini partito lancia in resta attaccando l’Unione Europea in merito alle Raccomandazioni di primavera della Commissione che ci richiama alla realizzazione del Pnrr, delle riforme strutturali tra cui il taglio dell’Irpef da una parte e una maggiore tassazione ad esempio sulla casa, Forza Italia glissa con qualche imbarazzo ed esalta il fatto che anche per il 2023 il Patto di Stabilità, con tutti i suoi effetti, rimarrà sospeso.

Alla fine anche Ronzulli corregge Salvini
Ci pensa la Delfina del Cav, la senatrice Licia Ronzulli, a dare la linea. “La decisione della Commissione Ue di prorogare lo stop al Patto di Stabilità come proposto dal Presidente Berlusconi premia l’impegno di Forza Italia che si è a lungo battuta per ottenere questo risultato. Dopo il Recovery fund, questa decisione conferma il nuovo corso intrapreso dall’Europa che è passata dall’apparire matrigna, severa e rigorosa a mamma amorevole e attenta alle giuste necessità”. Toni ben diversi da quelli usati da Salvini che già domenica in base ad alcune anticipazioni e a maggior ragione ieri quando le Raccomandazioni sono diventate pubbliche, ha invece attaccato a testa bassa.

“L’importante è che nessuno provi a reintrodurre dalla finestra le tasse sulla casa che abbiamo fatto uscire dalla porta. L’Europa che vorrebbe che l’Italia tassasse la prima casa si può anche attaccare al tram”. Due distinte posizioni che ricollocano Forza Italia nell’ambito Ue e Ppe dopo la sbandata di venerdì quando il Cav disse che “l’Ucraina deve mettersi al tavolo e accettare quello che dice Mosca”, e ha definito l’Italia “collibegerante” dal momento in cui invia le armi. Cose, ha aggiunto il Cav, che “si fanno ma non si dicono”. Un’esternazione che ha portato Berlusconi oltre Salvini e Conte, per quanto ritrattata in serata e corretta dallo stesso leader di Forza Italia nell’intervento pubblico di sabato alla convention del partito: “Forza Italia è da sempre nella Ue, nel Ppe e nel patto atlantico.

Le parole sulla Russia e sulle armi hanno però estremamente rallegrato Salvini e fatto andare in bestia i ministri azzurri a cominciare da Mariastella Gelmini. Da qui poi i vaffa domenicali. Salvini: “Chi critica Berlusconi, prima di farlo dovrebbe contare fino a cinque”. Gelmini: “Salvini, rispetta il nostro dibattito interno. Questo non è ancora il tuo partito”. Faida congelata, dunque, ma non certo risolta. Sullo sfondo le grandi manovre del partito unico Forza Lega o Lega Italia che resta indigesto ad oltre la metà del corpaccione azzurro.

I tre gruppi
I senior del partito azzurro individuano tre aree. C’è il cosiddetto “cerchio magico”, capofila Licia Ronzulli (che ha appena spodestato Salvini dal coordinamento della Regione Lombardia) che avrebbe “un seguito puro di 15 parlamentari (su un totale di 133, ndr) che arrivano a 30 per opportunismo”. Sarebbero quelli che avrebbero già avuto la rassicurazione di avere un posto sicuro nel listone delle politiche 2023 dove il Parlamento sarà ridotto di un terzo. Un altro gruppo è l’ala governativa, ruota intorno ai tre ministri e conta circa una cinquantina di parlamentari. Sono quelli che di questo fine settimana di dichiarazioni incrociate, hanno riconosciuto il vero Berlusconi quando ha detto: “Forza Italia deve tornare centrale nella coalizione.

Il centrodestra senza di noi resta solo destra-destra e sanno bene che non vanno da nessuna parte”. Di sicuro non a guidare l’Italia, paese fondatore della Ue, nel pieno della realizzazione del Pnrr. Il terzo gruppo è formato da quelli che dicono: “Inutile schierarsi tanto si ammazzano e poi fanno pace in un secondo sulla pelle nostra”. Ma anche da quelli che vogliono Berlusconi “più presente e centrale nel partito, meno isolato e dunque più consultabile”. Un Presidente che riceve periodicamente i suoi dirigenti e ascolta tutte le campane.

Le briciole
Il punto è che il listone unico Forza Lega o Lega Italia, se non cambia legge elettorale e con il taglio dei parlamentari, può arrivare a dare un posto sicuro nella prossima legislatura ad una trentina di parlamentari. Al massimo. Per l’appunto la consistenza della falange che fa capo a Licia Ronzulli, la senatrice che custodisce le chiavi per accedere all’udienza con Berlusconi. Gli altri non possono che aspettare. “Aspettiamo settembre. Aspettiamo un segnale”. I cui indizi si raccolgono strada facendo già da settimane. Per non dire mesi. Il progetto, come detto, non è certo la scissione e la confluenza nel terzo polo centrista (sarebbe schiacciato dalla legge elettorale) bensì la riconquista del partito. E il proprio rilancio.

Affidato alle ministre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. “Ma deve essere Berlusconi a decidere, non sarà mai qualcosa contro Berlusconi ma con Berlusconi”. Questo il canovaccio. Si tratta di coglierne tutti gli indizi. Strada facendo. Da qui a settembre. Intanto, come assicura il ministro Brunetta, “andiamo avanti con le riforme del fisco e del catasto come previsto dal Pnrr. Dipingere Draghi come premier in difficoltà è il gioco dei benaltristi di destra e sinistra. La verità è che i riformisti stanno vincendo e i conservatori sono nervosi”.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.