Chi ha aperto la porta della sede della Cgil è quasi certamente un appartenente all’Arma dei carabinieri. Manca solo l’ufficialità ma tutti gli indizi raccolti fino a questo momento sembrano convergere su tale ipotesi. Presso la Procura di Roma ci sarebbe anche una sua relazione di servizio redatta al termine della manifestazione no Green Pass del 9 ottobre 2021. Relazione che, però, non è negli atti depositati dal pm titolare del fascicolo, la dottoressa Gianfederica Dito.

Il fatto che chi ha aperto la porta possa essere un carabiniere apre scenari quanto mai inquietanti. Come mai, infatti, un militare dell’Arma ha deciso di aprire il portone della sede della Cgil, consentendo così ai manifestanti di entrarvi e di danneggiare la struttura? È stata una sua iniziativa o ha ricevuto ordini superiori? La manifestazione contro il Green Pass non aveva lo scopo di occupare e devastare la sede del sindacato. I manifestanti erano stati autorizzati ad effettuare un presidio fisso nella centralissima piazza del Popolo. Solo successivamente era arrivata una ‘autorizzazione’ verbale a dirigersi presso la sede nazionale della Cgil che, peraltro, quel giorno era chiusa. «Se non avesse aperto il portone il processo non ci sarebbe stato», aveva dichiarato a tal riguardo l’avvocato radicale Vincenzo Di Nanna, difensore di Salvatore Lubrano, accusato di devastazione e saccheggio unitamente al leader di Forza Nuova Roberto Fiore e altri esponenti di estrema destra.

L’avvocato Di Nanna ha prodotto un filmato, acquisito ieri dal tribunale, in cui è ben visibile questo soggetto, l’unico nel corteo dei no vax quel giorno ad indossare la mascherina. L’uomo, calvo, dopo aver segnalato ai presenti di entrare dalla finestra che era stata rotta e di non insistere nel voler sfondare a calci il portone d’ingresso, si è preoccupato di spostare con cura le transenne collocate alle spalle di quest’ultimo. Un comportamento quanto mai irrituale rispetto alle violenze che si stavano consumando all’esterno e che culmineranno con la distruzione di quadri e suppellettili all’interno della sede della Cgil. Il soggetto guadagna poi l’uscita in tutta tranquillità: le decine di carabinieri e poliziotti presenti sul portone d’ingresso, come si vede nel filmato montato dal consulente dell’avvocato Di Nanna, il giornalista Antonio D’Amore, non fecero nulla per bloccarlo ed identificarlo.

All’udienza del 14 ottobre scorso, il commissario di polizia Pietro Berti, in forza al Commissariato di Roma-Aurelio era stato sentito sull’accaduto. Berti era il commissario di servizio e con due squadre miste di polizia e carabinieri era arrivato sul posto ed aveva preso contatti con Fiore e Castellino. Poi era entrato nella sede della Cgil con il personale a disposizione e aveva ripreso possesso dell’edificio in precedenza occupato dai manifestati. Interrogato su quanto accaduto, Berti aveva ammesso che quel giorno vi erano dei carabinieri del Nucleo informativo del comando provinciale di Roma infiltrati fra i manifestanti. A tal proposito è al momento pendente una interrogazione parlamentare.

“Mi auguro che il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sia in grado di fare chiarezza quanto prima”, ha dichiarato al Riformista il senatore Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia a Palazzo Madama ed ex componente del Consiglio superiore della magistratura, dopo aver presentato questa sua interrogazione al capo del Viminale. “Nella mia attività parlamentare spesso utilizzo gli atti di sindacato ispettivo per mettere in luce aspetti che reputo interessanti o che possono essere inquadrati nell’attività politica riguardo il settore della giustizia, attraverso un’impostazione di garantismo giuridico, essendo avvocato”, ha aggiunto Zanettin. Il comando provinciale dei carabinieri di Roma, in attesa di indicazioni superiori, ha già preparato un rapporto sul fatto, indirizzato a tutta la scala gerarchica, che sarebbe stato portato a conoscenza anche del comandante generale, il generale Teo Luzi.