Chi è questa persona che ha fatto entrare i manifestanti all’interno della sede nazionale della Cgil a Roma il pomeriggio del 9 ottobre del 2021? Molto probabilmente un agente dei servizi o delle forze di polizia che quel giorno erano infiltrati nel corteo guidato da Roberto Fiore e Giuliano Castellino, i capi di Forza Nuova. Come mai? Si cercava l’incidente di piazza? Una risposta potrebbe darla il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che all’epoca era il prefetto di Roma e dunque l’autorità preposta alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica.

L’immagine è stata estrapolata da un filmato oggetto della consulenza effettuata dall’avvocato radicale Vincenzo Di Nanna, difensore di Salvatore Lubrano, un esponente di Forza Nuova poi arrestato insieme a Castellino, Fiore ed altre nove persone con l’accusa di saccheggio, istigazione a delinquere, violazione di domicilio e resistenza. Il processo è attualmente in corso davanti alla sezione penale del tribunale di Roma presieduta dalla giudice Claudia Lucilla Nicchi. Castellino è sotto processo dinanzi al tribunale di Roma in composizione collegiale.

Tutto ha inizio qualche giorno prima, il 16 settembre 2021, quando il governo Draghi decide di rendere obbligatorio il Green pass nei luoghi di lavoro per contrastare la diffusione del Covid. La decisione del governo scatena subito la reazione dei gruppi di estrema destra. Pamela Testa, un’altra militante di Forza Nuova, anch’ella poi arrestata dopo gli scontri del 9 ottobre, il 29 settembre si fa promotrice sui social di una manifestazione No Green Pass da tenersi nei successivi nella Capitale. La manifestazione, per la quale è prevista la partecipazione di 4mila persone, viene quindi autorizzata per il 9 ottobre con inizio a Piazza del Popolo.

La prefettura, di concerto con la questura, dispone l’impiego di un contigente di 800 uomini fra poliziotti e carabinieri. Alle ore 16 circa, un corteo non autorizzato inizia ad incamminarsi per le vie di Roma e, dopo essersi avvicinato a Palazzo Chigi, raggiunge Corso Italia dove ha sede la Cgil, quel giorno chiusa per le disposizioni anticovid. I manifestanti, come si vede nel filmato pubblicato in esclusiva sul sito del Riformista, cercano subito di sfondare il portone d’ingresso senza però riuscirci.

Nel filmato si vede un uomo calvo con una mascherina sul mento e con indosso un giubbotto di jeans (lo stesso che vedete nella foto a fianco) aggirarsi pressi del portone d’ingresso. La polizia scientifica lo chiama W1. Quando uno dei manifestanti riesce a rompere il vetro della finestra sul lato sinistro del portone d’ingresso, W1 entra nella sede della Cgil e cerca di aprire quest’ultimo. Cosa che gli riesce poco dopo. L’uomo, con passo deciso, sale anche le scale all’interno prima di tornare al portone d’ingresso. A quel punto, e siamo alle ore 17.32, incontra un altro uomo, per la polizia SOGGETTO 1. Dalla visione della sequenza dei filmati, grazie all’ingrandimento, si nota come W1, prima di uscire, venga fermato da SOGGETTO 1 con il quale ha un rapidissimo scambio di battute, nel corso del quale si vede chiaramente comparire nelle mani dei due qualcosa.

Nella scena di destra, ripresa dalla telecamera più vicina ai due, si intuisce possa essere un badge o un tesserino, con tanto di cordoncino chiaro. Lo stesso badge o tesserino, nella successiva immagine, ovvero nell’ingresso del SOGGETTO 1 nella sede, viene da egli tenuto nella mano sinistra. La sequenza rallentata consente una più approfondita lettura della scena. In particolare consente di apprezzare con maggior precisione i movimenti di W1. Costui, infatti, all’atto di infilare la porta, al momento dell’incontro con Fiore, sembra compiere il gesto di scostare con la mano sinistra il giubbotto di jeans, aprendolo, verosimilmente per mostrare qualcosa che recava ‘appeso’ all’interno dello stesso. Il gesto, per le modalità e l’uso (W1 lo svela quasi fosse un lasciapassare), si direbbe compatibile con quello di voler rivelare un distintivo o una placca di riconoscimento.

Lo stesso gesto, con l’identica apertura del giubbino in jeans, viene riproposto pochissimi secondi dopo, in seguito all’interesse del SOGGETTO 1 per W1. Ma non solo, perché a seguito di questa seconda apertura del giubbino, SOGGETTO 1 risponde offrendo il proprio badge o tesserino a W1 che lo analizza sui due lati e lo restituisce al primo. Al termine delle operazioni i due si salutano. Il successivo fermo immagine di W1 all’uscita della Cgil offre un’altra immagine importante. Il giubbotto di jeans, infatti, presenta sulla destra il risvolto della cerniera completamente aperto, mentre sulla sinistra si intuisce una piega verso l’interno, del tutto compatibile con il peso (un distintivo?) appeso all’interno. L’incontro, per modalità, ritualità, tempi e movimenti, si direbbe del tutto compatibile con una ‘presentazione’, ovvero il reciproco scambio di credenziali tra due colleghi.

Visto il luogo, il momento e l’occasione, verosimilmente si tratta dell’incontro tra due rappresentanti delle Forze dell’ordine, che si qualificano vicendevolmente per giustificare la loro presenza all’interno della sede della Cgil. All’udienza del 14 ottobre scorso, il commissario di polizia Pietro Berti, in forza al Commissariato di Roma-Aurelio è stato sentito sull’accaduto. Berti era il commissario di servizio ed era stato allertato alle ore 16.45 dalla centrale operativa. Con due squadre miste di polizia e carabinieri, in meno di 10 minuti era arrivato sul posto ed aveva preso contatti con Fiore e Castellino. Poi era entrato nella sede della Cgil con il personale a disposizione ed aveva ripreso possesso dell’edificio in precedenza occupato dai manifestati. Interrogato sul punto, Berti ha ammesso che c’erano quel giorno dei carabinieri del Nucleo Informativo infiltrati fra i manifestanti. Uno di questi era SOGGETTO 1.

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