L’assalto alla Cgil di sabato scorso e la devastazione di alcuni uffici, non sono soltanto atti di squadrismo e di comune criminalità, ma costituiscono una vera e propria operazione eversiva. Come ha affermato Mario Draghi nella telefonata di solidarietà a Maurizio Landini: «I sindacati sono un presidio fondamentale di democrazia e dei diritti dei lavoratori. Qualsiasi intimidazione nei loro confronti è inaccettabile e da respingere con assoluta fermezza». Le libertà sindacali – lo insegna la storia – sono la cartina di tornasole (come si diceva una volta) dello statuto democratico di in Paese; e i diritti “sociali” dei lavoratori sono – nel disegno della Legge fondamentale – il necessario completamento dei diritti di cittadinanza.

Poi, per quello che la Cgil ha rappresentato e rappresenta nello storia del Paese e nell’immaginario collettivo, l’aggressione alla sede di Corso d’Italia ha il carattere di una profanazione, di una violenza che colpisce un simbolo del “vivere civile” di una nazione nel quale hanno creduto e per il quale hanno lottato moltitudini di lavoratori. Chi scrive ha varcato quella soglia, oggi violata, per quasi trent’anni della sua ormai lunga esistenza, ha lavorato in quegli uffici insieme a personalità che ormai appartengono alla leggenda. Tra pochi giorni, il 14 ottobre, ricorrerà il centenario della nascita di Luciano Lama, colui che portò la Cgil e l’istituzione-sindacato all’interno delle famiglie italiane, fornendo loro l’immagine di una forza tranquilla, rassicurante perché giusta, impegnata a realizzare, in alleanza con altre forze – politiche, economiche e sociali – un salto di qualità, di crescita e di modernizzazione nell’interesse dell’intera comunità. Poi, come le singole persone, anche i grandi soggetti collettivi crescono anche attraverso i propri errori. E nel caso delle problematiche legate al green pass, le confederazioni sindacali, a partire dalla Cgil, di errori ne sono stati commessi tanti e tanto gravi. Ma ora non è il tempo del dibattito, ma della solidarietà e della lotta; la grande occasione di una risposta democratica e civile ci sarà – come tante altre volte – mediante la grande manifestazione unitaria di sabato prossimo.

Occorre iniziare il percorso della riflessione su quanto sta accadendo in tante città (non solo) italiane, perché nel campo della politica gli errori derivano sempre da un’analisi sbagliata. La questione principale di questo momento difficile non è quella della rinascita del fascismo. È senz’altro vero che il manipolo di sfasciacarrozze che abbiamo visto all’opera sabato in Corso d’Italia davanti alla palazzina color salmone, era guidato da alcuni caporioni fascisti rei confessi; è altrettanto vero che si trattava di una deviazione dal percorso prestabilito di un corteo strumentalizzato a bella posta. Ma i disordini sono proseguiti per ore nel centro di Roma e solo l’intervento delle forze dell’Ordine (dove operano tuttavia vice-questori che arringano i no vax) ha impedito che il trattamento a cui è stata sottoposta la Cgil venisse ripetuto davanti ai palazzi delle istituzioni repubblicane. I disordini non si sono avuti solo a Roma, ma in altre importanti città, come sono frequenti sia per questi che per altri motivi in tante città di Paesi progrediti e sviluppati. Attenzione: si è chiesta l’abolizione delle formazioni neo-fasciste.

È stato fatto in passato; si può attuare anche adesso, salvo dare per scontato che il fenomeno si riorganizzi e si riproduca sotto altre forme. Ma – come si è soliti dire – è sbagliato concentrare l’attenzione sul dito (Forza nuova ed altre organizzazioni nere) e non osservare la luna. I caporioni che si sono esibiti davanti alla Cgil non sono in grado di riempire le piazze in cui sabato si sono svolte manifestazioni no vax. Il pericolo principale non viene da chi si infiltra nel movimento no vax, ma dal movimento nel suo insieme, perché l’esperienza ci insegna che è il sonno della ragione a generare mostri. Quando ho seguito, sgomento e addolorato, le immagini dell’assedio alla Cgil, non mi sono venute in mente le tante pagine che ho letto sugli anni che hanno preceduto la Marcia su Roma e l’affermazione di un regime dittatoriale. Non ho sentito il bisogno di andare così lontano nel tempo. Mi è bastato ricordare la vicenda dei gilet gialli e ancor di più l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio scorso.

Lasciamo pure che Rachele Mussolini faccia politica senza dover cambiare nome. Ed evitiamo di chiedere a Giorgia Meloni degli atti di fede che non si sente di compiere: anche perché non serve a nessuno un “dixi et servavi animam meam”. La dottrina dei no vax è la stessa che si è diffusa Oltreoceano, col movimento che ha nome QAnon. Come è stato scritto in questi giorni, una specie di onda lunga del movimento americano è arrivato in Europa. Secondo l’Associated press sono ben 85 paesi in cui fanno proseliti i seguaci delle teorie cospirazioniste del Grande Reset in Gran Bretagna, in Francia ma soprattutto in Germania e in Italia. L’Italia è la terza al mondo. Sembra una nuova versione del “credo quia absurdum”. Il QAnon è una teoria complottista di estrema destra, completamente infondata, che dice che il presidente Trump sta conducendo una guerra segreta contro i pedofili che adorano Satana e che si trovano in posti chiavi di potere, negli affari e nei media (il c.d. Deep State). Ci sono qui tutti gli ingredienti della cucina no vax: i poteri forti che si avvalgono delle vaccinazioni per dominare il mondo, iniettando in miliardi di persone un micro chip con cui soggiogarle, i Big Pharma che hanno scatenato il virus per vendere i vaccini che erano già pronti, perché altrimenti non si spiega la brevità del tempo con cui sono stati prodotti e resi disponibili. C’è sempre di mezzo la congiura.

Anche la persecuzione degli ebrei veniva propagandata e creduta alla stregua di un’azione estrema di difesa contro la cospirazione mondiale dei circoli ebrei. Che sia in corso, a livello di massa, questa deriva non serve interrogare la casalinga di Voghera quando un massmediologo come Carlo Freccero evoca in pubblico il Grande Reset che passerebbe attraverso la certificazione verde. Il saggio in testa alle vendite è Eresia di Massimo Citro Della Riva che è divenuto una nuova edizione dei Protocolli dei Savi di Sion. E il governo? «È evidente – ha affermato la ministra Luciana Lamorgese in una recente intervista – che l’innalzamento dei toni delle proteste può favorire forti tensioni per l’ordine pubblico e atti ostili anche da parte di singoli, non direttamente riconducibili a gruppi organizzati». E ha proseguito: «La galassia delle sigle no vax appare composita e variegata, e al momento non risultano contatti strutturati con frange estremiste, certo, in alcune delle proteste si è registrata una sporadica partecipazione di appartenenti all’estrema sinistra o all’area anarchica , nonché, soprattutto a Roma, alla destra radicale. In alcune occasioni ci sono stati evidenti tentativi, non riusciti (ora non più, ndr), di alimentare una degenerazione violenta della protesta». «Proprio per scongiurare situazioni di rischio e intercettare possibili derive, è stata intensificata l’attività di prevenzione, anche grazie al costante monitoraggio del web» che ha consentito di scoprire e sventare, in rapporto con la magistratura, azioni di violenza organizzata. È evidente che il movimento ha una sua «intelligenza strategica» che passa tramite la rete. La Polizia postale deve vigilare meglio.

Poi esiste un enorme problema di comunicazione. È totalmente assente un’informazione di carattere istituzionale che spieghi i motivi delle scelte compiute. Adesso questa funzione la svolgono (avvelenando i pozzi del vivere civile) i social; e i talk show, convocando, come se dovesse essere garantita l’imparzialità, i pro e i no vax. Affidare il formarsi di un’opinione alle “corride” televisive è una cosa priva di senso. Tanto più che i no vax possono giocare anche nel campo avverso, sottolineando i limiti, le difficoltà e le contraddizioni (praticamente inevitabili) della campagna di vaccinazione. Sono i problemi che emergono sempre quando si scontrano le realtà e la demagogia.