Si muove con grande sicurezza, non ha alcuna esitazione, dimostra di conoscere molto bene l’ambiente in cui si trova. È W1, il probabile appartenente ai servizi segreti o alle forze di polizia che alle ore 17.32 del 9 ottobre 2021 apre ai manifestanti che protestavano contro il Green pass il portone d’ingresso della sede della Cgil a Roma in corso Italia. Prodotto in dibattimento dall’avvocato Vincenzo Di Nanna, difensore di Salvatore Lubrano, accusato di devastazione e saccheggio unitamente al leader di Forza Nuova Roberto Fiore e altri esponenti di estrema destra, il filmato è un pugno nello stomaco. W1, come è stato chiamato dalla scientifica della polizia, l’unico nel corteo dei no vax ad indossare la mascherina, non è infatti un manifestante come gli altri.

Dopo aver segnalato ai presenti di entrare dalla finestra che era stata rotta e di non insistere nel voler sfondare a calci il portone d’ingresso, W1 si preoccupa subito di spostare con cura le transenne collocate alle spalle di quest’ultimo. Un atteggiamento che stride con le violenze che si stavano consumando all’esterno e che culmineranno con la distruzione di quadri e suppellettili all’interno della sede della Cgil. Ma non solo. W1 scambia qualche battuta con un carabiniere, al momento non ancora identificato del Nucleo informativo, e guadagna poi l’uscita in tutta tranquillità. Le decine di carabinieri e poliziotti presenti sul portone d’ingresso, come si vede nel filmato montato dal consulente Antonio D’Amore, non hanno fatto nulla per bloccarlo ed identificarlo.

Dalla testimonianza del commissario Pietro Berti al processo per i fatti del 9 ottobre 2021, è emerso che nel corteo erano ‘infiltrati’ diversi carabinieri del Nucleo informativo, un comando dell’Arma che ha gli stessi compiti della Digos della polizia. Ad oggi nessuno ha ancora provveduto alla loro identificazione. Trattandosi di militari dell’Arma territoriale, le loro attività dovrebbero però essere state indicate sul memoriale di servizio di quel giorno, e al rientro in sede avrebbero dovuto redigere una relazione di quanto effettuato. Il Nucleo informativo è alle dipendenze del comandante provinciale dei carabinieri della Capitale, il generale Lorenzo Falferi. Del suo impiego era stata informata la prefettura, in quel periodo diretta dall’attuale ministro dell’Interno Matteo Piantedosi? Ed il comandante generale dell’Arma, il generale Teo Luzi, era stato avvertito? Nominato durante il governo Conte, Luzi il prossimo anno dovrebbe lasciare l’incarico a meno che Giorgia Meloni non intenda, sentito il ministro della Difesa Guido Crosetto ed il solito Piantedosi, prorogarlo.

Oltre a queste domande meriterebbe, comunque, una risposta l’intera gestione dell’ordine pubblico di quel giorno, a dir poco disastrosa. Esiste una annotazione di servizio redatta dai dirigenti della Digos di Roma in cui si precisa che «è stato permesso di effettuare un percorso dinamico verso i locali della Cgil al fine di ottenere un incontro con un rappresentante della suindicata sigla sindacale, così come richiesto dal leader romano di Forza Nuova Giuliano Castellino». Come è stato possibile autorizzare un corteo alternativo se il 9 ottobre 2021 la sede della Cgil era chiusa e al suo interno non c’era nessuno? Possibile che la polizia non abbia fatto una verifi ca preventiva ed abbia autorizzato un corteo verso un palazzo vuoto, con il rischio di scatenare reazioni violente, come poi effettivamente accaduto? Uno dei funzionari della Digos, il vice questore Francesco Silvestri, anch’egli chiamato a testimoniare in dibattimento, aveva ‘ritrattato’ quanto indicato nella citata annotazione a sua firma, con reprimenda della giudice Claudia Lucilla Nicchi. «Deve avere rispetto per la lingua italiana e degli imputati che rischiano otto anni di prigione», gli hanno ricordato i difensori degli imputati. Vale la pena, allora, riascoltare quanto riferito in Parlamento il 19 ottobre 2021 dall’allora ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

«L’intervento delle forze di polizia a difesa della sede della Cgil, pur avvenuto in un frangente di estrema concitazione, si è dispiegato almeno inizialmente in maniera tale da non evitare il prevalere dell’azione eversiva. È accaduto perciò che, grazie all’effrazione di una finestra laterale avvenuta alle 17,27, un piccolo gruppo di facinorosi sia riuscito a penetrare all’interno del pianoterra e, conseguentemente, a forzare la porta principale dell’ingresso, consentendo anche ad altri manifestanti, presenti all’esterno, l’accesso all’edificio». E ancora: «Questo è stato il momento più drammatico di quel sabato pomeriggio, che ha turbato fortemente l’opinione pubblica per la violenza dell’azione distruttiva e per lo sfregio alla democrazia che esso ha rappresentato; un momento durato otto angoscianti minuti e che ha avuto il suo apice dalle 17,32, quando i manifestanti irrompono nella sede sindacale, alle 17,35, allorché le Forze di polizia riprendono il pieno controllo della situazione e liberano i locali della Cgil, proteggendoli dalle possibili ulteriori pressioni dei manifestanti».

«I principali responsabili di questo vile assalto – aggiunse Lamorgese in virtù dell’istituto della flagranza differita, sono stati tratti in arresto; si tratta di sei persone accusate di devastazione e saccheggio, istigazione a delinquere, danneggiamento, violazione di domicilio aggravata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Tutte le persone arrestate sono ancora detenute in custodia cautelare. Le misure coercitive hanno raggiunto i due capi di Forza Nuova, Roberto Fiore e Giuliano Castellino, il loro sodale Luigi Aronica, Salvatore Lubrano, esponente di un’organizzazione della destra radicale, e Pamela Testa, aderente a Forza Nuova, dopo essersi evidenziata in occasione di manifestazioni no mask, e, infine, Biagio Passaro, tra i leader del movimento IoApro». Informo che sono in corso serrate attività di indagine e verifiche dei filmati registrati dal sistema di videosorveglianza per individuare altri responsabili di condotte penalmente rilevanti in relazione ai fatti accaduti presso la sede della Cgil», concluse quindi l’allora ministra dell’Interno. Sarebbe opportuno, dunque, che Piantedosi desse corso a quanto annunciato dalla sua ex collega, individuando W1. Il filmato, pubblico, è sul sito del Riformista.

 

FINE