Battaglia ai giovani: “Restate a Napoli”
Funerali Giovanbattista Cutolo, la predica del vescovo Battaglia a ministri e politici: “Quella mano armata anche da noi” | La sorella Lulù: “Non sei Gomorra nè Mare Fuori”
“Napoli sei tu, non è Gomorra, non è Mare fuori o il Boss delle cerimonie“. Lo ha detto Ludovica Cutolo, parlando con un microfono dall’altare della chiesa del Gesù Nuovo a Napoli, dove sono andato in scena i funerali del fratello, Giovanbattista, musicista ucciso a 24 anni nei pressi di piazza Municipio da un 16enne.
“Uso il presente perché è l’unico tempo che conosci” dice Ludovica leggendo la lettera scritta per Giovanbattista. “Uso il presente perché è l’unico tempo che conosco anche io con te” ribadisce prima di concludere: “Mamma sta lottando per te, con la forza di cento uomini perché non puoi essere definito da quello che ti è successo. Io non sono figlia unica. Siamo sempre Giogió e Lulù“.
Chiesa gremita con oltre 1500 persone all’interno (presente anche la sua orchestra young Scarlatti) e una piazza esterna gremita con oltre 5mila persone. In chiesa presenti i ministri Piantedosi e Sangiuliano oltre al sindaco Gaetano Manfredi e al governatore Vincenzo De Luca. Dura la predica del vescovo di Napoli Domenico Battaglia che, rivolgendosi proprio si politici e alle istituzioni in generale, ha ammonito: “Quella mano l’abbiamo armata anche noi, perdonaci Giogiò. Ma ai ragazzi dico restate, non andate via da Napoli. Restate perché la parte buona è la maggioranza e dobbiamo lottare insieme per cambiare questa città. Non dobbiamo pensare al nostro ‘posto al sole’ ma anche a chi vive in quei territori dimenticati”.
Netta la predica alla politica e alle istituzioni in generale: “Perdonaci tutti Giogiò, perché quella mano l’abbiamo armata anche noi, con i nostri ritardi, con le promesse non mantenute, con i proclami, i post, i comunicati a cui non sono seguiti azioni, con la nostra incapacità di comprendere i problemi endemici di questa città abitata anche da adolescenti – poco più che bambini – che camminano armati, come in una città in guerra”.
Un lungo applauso al termine dell’omelia dell’arcivescovo, con la madre di Giogiò che ha a lungo abbracciato la bara bianca dove oltre a fiori e magliette con la foto del 24enne, è presente anche il corno, strumento che suonava.
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